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Da sinistra a destra, Giovanni Di Giorgi, Pasquale Maietta e Paola Cavicchi |
E adesso la parola dovrebbe
passare a Giovanni Di Giorgi, l’ex sindaco di
Latina che dovrebbe proprio spiegare
come mai - stando a quel che dicono gli uffici - la sua Giunta non ha mai rinnovato
la vecchia convenzione in essere con la società Latina Calcio oppure perché non
ne ha approvata e firmata un’altra . Perché il Comune, mentre melinava come una
squadra che vuole andare nello spogliatoio senza toccare palla, non avrebbe mai
preso la decisione di definire con
vincoli contrattuali la posizione con la società sportiva U.S. Latina Calcio. Se
le cose fossero così, sarebbe un danno grave per tutti, squadra compresa,
costretta a fare letteralmente i salti mortali ogni volta per iscriversi
regolarmente ai campionati tra un’opera “straordinaria” e l’altra, finite
puntualmente sotto la lente degli inquirenti.
Tribune collaudate per modo di
dire, pavimentazioni abusive, parametri urbanistici ballerini, il tutto per uno
stadio che, da quel che si prevedeva, non avrebbe nemmeno più dovuto esserci, tanto
che i piani figuravano il comodo adagiarsi di una palazzina da 9000 metri cubi
in via Volturno come se niente fosse. Insomma, il Comune a Piazzale Prampolini
pare che abbia fatto solo danni. Ma come si è arrivati a questa situazione? Lo
dovrebbe dire Giovanni Di Giorgi. E’ proprio l’ex sindaco di Latina che
dovrebbe parlare, quantomeno per chiarezza. Perché le fortuite coincidenze
intorno a siffatta situazione esistono, inutile e dannoso sarebbe ignorarle.
Basti pensare che nel partito “Fratelli d’Italia” militava e tutt’ora milita un
“fratello” d’eccezione, ovvero Pasquale Maietta che quando era assessore al
bilancio nella giunta Di Giorgi era anche un alto dirigente del Latina Calcio
(vicepresidente per la precisione) di cui oggi è presidente. Questo dovrebbe
bastare per imporre un chiarimento ed evitare che le “malelingue” ci ricamino
sopra. Ma perché lasciare nel dubbio e nell’incertezza? Se non ci fosse il
mancato adeguamento della convenzione tra Latina Calcio e il Comune, gli
strampalati guai urbanistici e le inchieste sul Comune, allora nessun rilievo
sarebbe necessario o possibile. Ma il Comune non ha agito in termini di
chiarezza, e le regole si dovevano far rispettare da Piazza del Popolo, non da
Piazzale Prampolini. Cosa è accaduto dunque?
- Perché gli uffici comunali, solo nel 2015 muovono il pesante sospetto che il Latina Calcio non abbia pagato nemmeno quei 50 mila euro l’anno che erano dovuti?
- Perché solo ora gli uffici sventolano i mancati introiti pubblicitari e addirittura richiedono copia dei bilanci alla società affinché “si possano desumere e quantificare le spettanze del Comune” che ammontavano al 5% sui cartelloni esposti allo stadio Francioni?
- E perché solo nel 2015 viene contestato il mancato accertamento in entrata di pagamenti per servizi essenziali come il pagamento di decine di migliaia di euro ad Acqualatina, le bollette della luce o le tasse sui rifiuti?
- Perché solo ora che alla guida del Comune c’è Barbato vengono mosse queste contestazioni? E perché, solo ora, gli uffici auspicano (e il Latina Calcio accetta senza contestare) un adeguamento della tariffa in virtù dei molti interventi straordinari per adeguare il Francioni alle norme della serie B (dal 2009 al 2014 si sono spesi 1,6 milioni di euro di interventi straordinari sullo stadio, con soldi del Comune, che sicuramente hanno aumentato il valore dell’immobile)?