Per Latina Antonio Pennacchi è
come uno dei suoi libri: ormai è un classico. C’è un prima e un dopo l’opera
letteraria del Maestro, il narratore per eccellenza del nostro territorio,
questo è indiscutibile. Per cui, a Latina Pennacchi è un classico nel senso più
nobile del termine. Pietrangelo Buttafuoco ci confrontava in questa definizione
affermando, durante una sua visita a Latina, che “Pennacchi è un meraviglioso
frutto della storia della vostra città”. E i classici, si sa, non si
recensiscono né tanto meno si ignorano, figuriamoci se si ha la libertà di
criticarli. Ma quando i classici scendono in piazza, così, tra i comuni mortali
nelle questioni terrene per parlare di urbanistica partecipata insieme al
bomber Mannarelli, a Pasquale Maietta (“l’unico politico con una visione di
futuro, un uomo capace di tutto” secondo Pennacchi), il presidente Cavicchi, ai
tifosi con tanto di striscioni e al calciatore brasiliano Jefferson (fine
urbanista che paragonò Cori ad una favela brasiliana), e immerge in questo caos
le sue mani che hanno consegnato alla storia nazionale la città di Latina
consacrandola nella grande narrazione del nostro tempo, il rischio di
confondersi c’è. Questo perché l’uomo Pennacchi, al di là del suo status di
classico, è anche l’uomo della fabbrica, della Fulgorcavi che ha chiesto,
inascoltato, che Latina tornasse ad essere quel furore di ferro fuso e di fumi
rossastri dei cieli tratteggiati dagli altiforni che era un tempo. Una città
“produttiva”. Ma oggi, per Pennacchi l’eccellenza della produzione è il calcio,
ed è un classico che lo dice, ci dobbiamo credere, anche se la storia ci
insegna che il calcio, di suo, ha in genere dilapidato fortune anziché crearle.
Del resto il Premio Strega è capace di svuotare di significato un lungo discorso
con la stessa semplicità con cui è capace di risolvere la situazione con una
battuta fulminante, come quando ammutolì durante una trasmissione Mediaset il
verboso leghista Buonanno dandogli semplicemente del somaro. La figuraccia del
leghista fu talmente clamorosa che Mediaset pare abbia fatto sparire il filmato. Pennacchi è così, si butta nelle
battaglie a capofitto e proprio nel momento di massima condivisione con la
piazza riesce a dire qualcosa di divisivo. Al raduno di protesta della Nexans –
ex Fulgoravi che al tempo stava per chiudere – salì sul palco, collezionando
applausi finché non auspicò la riapertura della centrale nucleare– era un
periodo in cui il tema era in ballo – come soluzione a tutti i mali energetici
e soprattutto, come grande fonte di commissioni per la fabbrica. Ne scaturì una
lite con Claudio Moscardelli che lo accusò di dire “cazzate ai lavoratori”.
Lo stadio Francioni
Più
recentemente lo scrittore, durante una manifestazione del Pd dedicata
all’immigrazione, dopo una serie di argomentazioni sensate e piene di risvolti
e spunti storici degni di un collaboratore di grido della rivista Limes qual è,
si ricordò di quei tempi in cui “la polizia menava”. “Si caricavano quello che
stava ubriaco per strada – disse - lo
portavano in caserma e gli menavano un po’. Se lo facessero adesso è capace che
li denunciano e allora mandano le ambulanze”. E pochi giorni fa, al cospetto
della sua terra, quella terra che tanto bene ha narrato, massacrata
dall'emergenza rifiuti e dalle discariche abusive, dalle follie urbanistiche,
da crisi sociali, dall'emergenza abitativa e chi più ne ha più ne metta, il
Maestro era lì, a proteggere l’indiscutibile eccellenza del Latina Calcio;
“L’unica cosa che va bene a Latina”. E’ un classico che parla e non si discute.
Un classico che ha narrato il passato di questa terra e come gli capita di dire
qualche volta: “io sono un uomo del mio tempo, e il futuro non mi appartiene,
non lo conosco e non so prevederlo”. Ma non smette di sognare, il Classico
Pennacchi, a volte urlando e a volte spiegando la sua particolare visione del
futuro che spesso il pubblico applaude, ma che non vota, come la sua bizzarra
esperienza alle scorse amministrative ha insegnato. Ma è un classico che parla.
E i classici hanno ragione anche quando hanno torto.
Nessun commento:
Posta un commento