venerdì 18 agosto 2017




Le schiume in mare a Scauri (2007)


Ambiente: La strage di Berte marine del 2007 che fece temere un caso di aviaria e mobilità gli studiosi 
Moria di animali in mare a Scauri: l'inquietante precedente di dieci anni fa
Le conclusioni degli esperti dell'epoca: "sono morte di freddo". Ma restano interrogativi e immagini che oggi sono state dimenticate. Sponde rosse, le immagini delle autopsie e un velo di mistero su cosa "galleggi" nelle acque delle nostre spiagge. 


Gli esemplari morti nel 2007 
Il pomeriggio dello scorso primo maggio, una macabra scoperta affiorava dal fondo sabbioso delle spiagge Scauri. Decine di volatili erano riversi a terra privi di vita semi sommersi dal moto delle onde che avevano dondolato i loro corpi per tutta la notte nel tratto compreso tra il lido "Tirreno" e quello della "Tintarella". Alla fine si conteranno un centinaio di esemplari tutti della stessa specie: Berte Minori (Puffinus yelkouan), piccoli uccelli dal manto scuro presenti in circa300 coppie nel litorale pontino, più comuni nelle isole, che di solito fanno il nido nelle sponde rocciose e che si cibano di pesci di piccola taglia. Pescano di giorno e di notte se non fanno la cova del nido, dormono a circa due miglia dalla costa in mare aperto, galleggiando indifferenti a qualsiasi condizione delle onde come impassibili boe. Per questo vengono chiamati "uccelli delle tempeste". Dei circa seicento esemplari che si stima siano presenti tra le isole e il litorale sud pontino, cento giacevano a terra senza segni che rendessero evidente il motivo del decesso. Un fatto allarmante, che ha spinto gli esperti a porsi qualche domanda e a formulare più di qualche ipotesi. Così per alcuni riportati dalla stampa,questi esemplari potevano essere gli stessi che erano morti non molto tempo fa lungo il litorale campano e che poi sarebbero stati trascinati con sorprendente precisione - tutti insieme - in un tratto molto ristretto delle spiagge di Scauri. Per altri, un'alga tossica potrebbe aver aggredito l'organismo degli esemplari, che sarebbero morti, sempre tutti uniti nel loro destino funesto, per poi lasciarsi trascinare dalle onde. Ma sebbene l'allarme sia stato lanciato e sebbene, su richiesta delle autorità locali, sia intervenuta l'Asl per verificare cosa sia potuto succedere, ancora non ci sono spiegazioni plausibili per il fatto. Eppure, anche se nessuno vi ha fatto accenno, questa macabra scoperta ha un precedente, avvenuto in periodo in cui non potevano passare inosservati centinaia di esemplari di uccelli spiaggiati morti da un giorno all'altro. 
Sponde rosse sul fiume Garigliano (2007)



Correva l'anno 2007, più o meno lo stesso periodo primaverile (era il giorno di pasquetta). In televisione e sui giornali si parlava moltissimo dell'emergenza aviaria, decine di migliaia di polli e animali da allevamento venivano abbattuti e distrutti al minimo sospetto di un possibile contagio. In quel contesto, lo sterminio di piccoli corpi disseminati nei pressi del lido "Medusa" (a pochi passi dove dieci anni sono stati trovati i corpi dei loro simili) era un allarme che non si poteva sottovalutare. E così, sul posto, si precipitò non solo la Asl, ma anche i carabinieri del Noe, la polizia provinciale, gli esperti della Stazione Zoologica Ambientale di Latina, il nucleo di sommozzatori di Napoli, la sezione navale della Guardia di Finanza, l'Arpa Lazio e almeno una decina di esperti dell'istituto zooprofilattico di Roma. Un vero comando interforze che congiuntamente ha elaborato un documento che ha spiegato come sarebbero morti questi volatili nel 2007. Secondo lo studio le Berte Minori ritrovate lungo le coste di Scauri in piena crisi di influenza aviaria non erano morte per un avvelenamento né provenivano da altre spiagge del sud Italia. Secondo lo studio del 2007, un caso molto simile a quello dei nostri giorni, gli uccelli erano morti di freddo. Proprio così, gli uccelli della tempesta, impassibili alle mareggiate e al vento del mare aperto, sarebbero morte tutte per il freddo. Una sostanza disciolta nell'acqua in concentrazioni impressionanti (nello studio si parla sostanzialmente di saponi) avrebbe "lavato" il piumaggio degli uccelli ricoperti da una cera impermeabilizzante (prodotta da una apposita ghiandola) che gli avrebbe impedito di spiccare il volo e le avrebbe bloccate in acqua fino a farle morire di ipotermia. Come abbiano fatto gli uccelli, privi della loro strato impermeabile a galleggiare fino a riva anziché affondare non viene spiegato nel dettaglio. Né di preciso si sa quale sapone sia in grado di nuotare (presumibilmente sempre restando sul fondale marino controcorrente) per due o tre miglia per poi presentarsi in concentrazioni tali da sterminare un'intera colonia di Berte in poche ore. E ancora, gli studi dell'epoca nelle quali sono presenti le autopsie agli animali descrivono lesioni interne gravissime ai polmoni (con imponenti coaguli), il danneggiamento del fegato oltre ad emorragie celebrali. Secondo gli studi effettuati, però, nessun contaminante (metalli pesanti o altre sostanze velenose) avrebbe danneggiato null'altro che le piume degli uccelli che poi sarebbero morti per il terribile sforzo di non riuscire a librarsi in volo. Anche se - va detto - negli studi si cercano solo i saponi mentre non si cono studi mirati all'epoca del 2007 per comprendere se fossero presenti altre sostanze se non i cosiddetti "tensoattivi" che dalla Stazione Zoologica Ambientale di Latina vengono registrati in percentuali mille volte superiori a quelle ottenute dall'Arpa appena un giorno dopo. Un caso- quello del 2007 -che ha trovato una soluzione ufficiale sebbene sia rimasto un particolare da comprendere. Il sei di aprile del 2007 veniva effettuato un sopralluogo dell'area prossima al ritrovamento delle Berte morte. E sulle sponde pietrose del fiume Garigliano, che sfocia a mare a poche centinaia di metri dal luogo del ritrovamento, si potevano riscontrare alcuni punti in cui l'acqua veniva intorbidita da una sostanza rossastra. Questa sostanza sembrava permeare la roccia al punto che si poteva forse affermare che provenisse dal sottosuolo. Ma non esiste negli studi del 2007 una spiegazione determinante a questa immagine, tanto da cadere in secondo piano. Forse era davvero irrilevante, come pure è possibile che le cause della moria di Berte Minori di qualche giorno fa non abbia nulla a che fare con quella avvenuta ben dieci anni prima. Quegli esemplari, però, sarebbero morti di freddo e nel disperato tentativo di riemergere dalle acque e raggiungere il cielo, impossibilitati a volare, con gli organi interni che collassavano uno dopo l'altro per lo sforzo e il freddo. Forse gli "uccelli della tempesta" morti nei nostri giorni hanno trovato un'altra oscura sorte, avvelenati da un'alga o uccisi chissà come a centinaia di chilometri da qui per poi trovarsi cullati nel macabro ballo del mare nelle coste del sud pontino, tutte insieme. Ma di certo è curioso che alcuni degli istituti che hanno vigilato dieci anni fa non abbiano rievocato il precedente come pure restano in piedi i misteri delle sponde colorate di rosso, delle coincidenze sui luoghi, le date e il numero degli animali deceduti. Anche ora lavorano gli esperti e a loro spetta di spiegare cosa sia successo oggi come dieci anni fa. E se si dovrà dire che un sesto della popolazione della specie presente nel litorale e nelle isole pontine è morto di freddo, tutto in una notte - di nuovo - il cittadino profano della materia potrà crederci e calmare l'animo alla vista dei piccoli volatili dal manto scuro che potevano sopportare ogni tempesta ma non quella più subdola e silenziosa generata dall'attività dell'uomo sui mari e sulla terra.



giovedì 11 maggio 2017

Rivoluzione del Welfare regionale, la Ciccarelli annuncia: "A Latina resteranno le briciole"


L'intervista: "E' in atto la riforma regionale delle politiche sociali che toglierà i soldi ai Comuni per spostarli in nuovi enti aggregati". Nasce il sistema delle "cooperative di Comuni" e i fondi del sociale andranno a nuovi e distinti enti esterni 
"Ai Comuni resteranno solo le briciole"
L'assessora Patrizia Ciccarelli illustra il welfare del domani: "una cooperativa di Comuni per far fronte alle sfide con un atteggiamento diverso dalla vecchia politica"

L'assessore ai servizi sociali Patrizia Ciccarelli 

Dall'estate 2016 è in atto una rivoluzione silenziosa nelle stanze della Regione Lazio. Una rivoluzione che in realtà parte da lontano ed è vecchia di 16 anni. Si tratta del  della Legge 328 del 2000, recepita con la legge regionale numero 11/2016 che di fatto ribalta il concetto di welfare a livello locale, spingendo i Comuni ad accoppiarsi ad un sistema integrato del tutto simile a quello delle cosiddette "Ato", gli ambiti territoriali ottimali che già sono attivi, con alterne fortune, in ambito ambientale, idrico e sanitario. E proprio dalla sanità i Comuni dovranno ridisegnare i loro confini dal punto di vista meramente geografico ricalcando quelli delle Asl a livello provinciale, accorpandosi nella creazione di veri e propri enti esterni per gestire i servizi alla persona, accorpando di fatto affari sociali e sanità. Tutte le altre competenze del welfare non collegate alla sanità verranno lasciate ancora agli assessorati degli affari sociali, ma si tratterà di una minima parte, di fondi residuali. Le competenze e gli stessi funzionari comunali saranno trasferiti ad altro ente, insieme ovviamente ai soldi che ogni comune investe per il sociale. Un'operazione a tratti titanica quella che prevede lo spostamento dei centri di spesa per il welfare dai singoli comuni ad enti aggregati da più comuni, con lo svuotamento delle casse comunali che riverseranno decine e decine di milioni di euro presso una nuova entità aggregata. Prevista anche la creazione di diversi organi di controllo a guida regionale per la verifica degli standard qualitativi dei servizi. Nasce così il "Siss" (Sistema Integrato dei Servizi Sociali) che in collaborazione l'Osservatorio Permanente delle Famiglie e il nascente "Osservatorio regionale delle Politiche Sociali" avrà il compito di vigilare sui nuovi enti territoriali. Ad anticipare questa vera e propria rivoluzione è spesso stata l'assessora (al femminile, come tiene spesso a ricordare) Patrizia Ciccarelli, che ha il timone dei servizi sociali a Latina alla quale chiedo di prospettarci il futuro del servizio rivolto alle fasce più deboli della popolazione.


Risolviamo subito un premessa un dubbio nell'uso delle parole. Il fatto che si crei un nuovo ente di comuni aggregati al di fuori del controllo diretto delle singole amministrazioni comunali ci autorizza a parlare di esternalizzazione del welfare?
No, secondo me no. Il tema delle esternalizzazioni riguarda la gestione dei singoli servizi, che attualmente sono già esternalizzazione. Qui noi recuperiamo la governance di ogni singolo aspetto della gestione del servizio alla persona. La legge regionale ha posto maggiore attenzione agli ambiti territoriali, sia per la gestione diretta dei servizi che sarà più integrata tra sanità e socialee dal punto di vista degli organi di controlli di questi ambiti. Mi piace definire l’approccio che sta avendo la Regione come “olistico”. Non si può dire che sia una esternalizzazione, ma un trasferimento di competenze previsto dalla norma dall'interno dei comuni al distretto che è già un ente esistente...

"Non è una esternalizzazione ma uno trasferimento di fondi dal Comune ad un nuovo ente"

Scusi, trasferimento ed esternalizzazione che differenza c'è esattamente? Si tratta sempre di spostare soldi delle casse comunali in un altro ente esterno...Sarà una sorta di società per azioni tra diversi comuni di cui Latina sarebbe la maggior azionista comunque. Questo porterebbe dei vantaggi?
L'ente esterno non deve per forza avere una sua personalità giuridica, come suggerisce la Regione in questo momento. Potrebbe anche essere, la Regione lo consiglia caldamente, ma ci potrebbero anche essere altre formule. Ci stiamo pensando. Ma la Regione ci chiede soprattutto di aggregare i servizi sociali e sanitari e noi ci dobbiamo organizzare insieme ai Comuni più piccoli per trasferire fondi propri nelle casse di questo distretto. Dobbiamo evitare un ragionamento di sommatoria di percentuali che lei ha prospettato. Ovvero, dobbiamo evitare che Latina si consideri capo cordata solo perché mette una quota più alta sminuendo quasi a servizio i comuni più piccoli. Deve essere un ente che guarda al territorio senza steccati, e io credo che la Regione spinga per la creazione di un ente ex novo proprio per evitare campanilismi. Deve essere una innovazione altrimenti torniamo al vecchio...



Sarà una innovazione, ma è vecchia di sedici anni...La legge nazionale recepita dalla Regione la scorsa estate era ferma da più di tre lustri. Se è una novità come dice lei, è comunque vecchia…
Questo è vero dal punto di vista formale. In realtà la legge è cambiata dai tempi della sua scrittura. Ma la cosa più importante è che sono anni che lavoriamo con gli accordi di programma che sono per così dire occasionali e la Regione oggi ci impone di trasformare quegli accordi occasionali in una struttura più stabile e complessa



A Latina resteranno solo le briciole degli accantonamenti per il sociale?
Ai Comuni resteranno solo le briciole? Sì confermo. Perché il grosso delle competenze andrà ai distretti e credo sia un grande passo avanti.



Una parte di questi fondi che un domani non saranno più a via Duca del Mare (sede dell’assessorato alle politiche sociali da lei governato) oggi vengono usati da molti cittadini in difficoltà per ottenere piccoli aiuti per l'affitto o per arrivare a fine mese. La predilezione di un finanziamento più strutturato contro i finanziamenti a pioggia farà perdere la possibilità a questi cittadini di ottenere questi aiuti oppure dovranno semplicemente bussare ad un'altra porta? Insomma, c’è il rischio che con il nuovo modello questi poveri vengano tagliati fuori?
No, è il contrario. Già da oggi il segretariato sociale e il fornt office sono servizi distrettuali e secondo me sono destinati a fare un primo balzo in avanti. Il Piano Operativo Nazionale dedicato all'inclusione (Pon) ha dato vita al sostegno di inclusione attivo e sono fondi già stanziati con degli avvisi a cui il distretto di Latina ha già partecipato ottenendo 500mila euro con modalità differenti. Si pensi ai cittadini al di sotto della povertà assoluta. Si parte ascoltando le problematiche del singolo nucleo familiare per poter interrompere il circuito della povertà creando dei progetti personalizzati non creando altre dipendenze economiche con questi contributi, ma facendo una valutazione multidisciplinare e capire le vere problematiche che impediscono alla singola famiglia di uscire dal vortice della povertà. Per questo si chiama sostegno attivo, perché prevede un patto tra gli operatori e i richiedenti. Serviranno nuove professionalità ed attualizzare quelle già esistenti e questo si può fare solo lavorando insieme con gli altri comuni.
"Niente più elemosine e fondi a pioggia. Dobbiamo fare progetti mirati per togliere le persone dal circuito stesso della povertà"







Il sistema degli ambiti territoriali (le cosiddette “Ato”) e dei piani regionali non ha salvato in passato le Regioni da autentici scempi in campo ambientale o sanitario. Ricalcare un modello che si è mostrato fragile, per non dire fallimentare, per giunta con una proposta di ben sedici anni fa, non rischia di essere un passo indietro piuttosto che un passo avanti?
Intanto non è così, perché ci sono alcune realtà nel Lazio che hanno esperienze positive. Non è l'Ato a creare i problemi ma l'approccio che spesso c’è stato nel passato politico anche di questa città in cui abbiamo trovato molti cocci da raccogliere. Non deve esserci sempre la solita politica come quella che ha governato questo nostro Comune. Si deve modificare l'approccio altrimenti non si potrà mai risolvere nessun problema, dobbiamo puntare sui talenti e capaci per aiutare le persone più fragili. Si deve fare squadra con un approccio culturalmente diverso ancora prima che politicamente.

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti (Pd)


Quindi lode alla Giunta Zingaretti anche da parte sua?
Sì, io da questo punto di vista non ho alcuna difficoltà a lodare il lavoro dell'assessora Visini e del Presidente Zingaretti. 



Di fatto si può dire che i Comuni perdono la sovranità del proprio sistema di welfare consegnando le redini del servizio alla superiore decisione della Regione oppure il nuovo ente godrà di una autonomia sufficiente?
Non ho questo timore, penso che il problema sia quello di rendere omogeneo un sistema dei servizi attualmente a macchia di leopardo e spesso disfunzionale.
Il segreto sta nel fare rete e fare squadra.

mercoledì 18 gennaio 2017

Coletta sindaco superstar? E allora Zac chi era, una divinità?



Non si ferma più lo sciame di pacche sulle spalle e onanistiche autocelebrazioni per la popolarità del sindaco Damiano Coeltta a Latina. Il civico eletto al ballottaggio dopo una affollatissima gara elettorale, arriva al sesto mese di governo con un risultato celebrato urbi et orbi. Così sobriamente festeggiava il segretario di Latina Bene Comune (il movimento civico del primo cittadino) Pietro Gava: 

Pietro Gava

Secondo la Governance Poll del Sole24ore Damiano Coletta, il sindaco della mia città, è il quarto primo cittadino più amato d'Italia. Vi risparmio la foto: festeggio con salsiccia e broccoletti. E, a scriverla tutta, anche con un pochino di polenta fritta #bellascusa  
Un dato importante per alcuni, visto che detiene un 60% degli intervistati che hanno dimostrato fiducia nei suoi confronti. Secondo alcuni, il dato reale è che si deve però parlare di una perdita di consensi da parte di un sindaco che era stato eletto al ballottaggio con un 75% dei consensi. Per cui, alcuni sul web fanno notare che  in realtà, il 60% dei consensi rappresenterebbe in realtà un crollo verticale della fiducia, un bel 15% in meno rispetto alle elezioni. Ma questa tesi sembra avere un valore puramente numerico, perché in realtà Coletta è stato eletto al ballottaggio, con voti che non avrebbe ottenuto in altre circostanze, tanto è vero che Latina Bene Comune era appena al di sotto del 20% come consensi reali al primo turno, ed è stato solo grazie alla frammentazione del centrodestra, l'assenza dei grillini e la spaccatura del Pd che Latina Bene Comune è entrata in ballottaggio con Nicola Calandrini di Fratelli d'Italia. Quindi si può dire che come dato d'ingresso, quello di Damiano Coletta regge, a sei mesi di governo. Ma ci sono alcuni fattori da considerare che non sono stati inseriti come elemento di dialogo. Basta guardarsi indietro, poco prima che Cadesse il sindaco Zaccheo, per esempio (2010) così si poteva leggere nel sito del Comune:
Pragmatismo e trasversalità sono tra le  caratteristiche più apprezzate dai cittadini negli mministratori locali. E’ quanto emerge dal Governance Poll 2008 realizzato da Ipr Marketing per ‘Il Sole 24 Ore’ che fotografa il gradimento di sindaci, governatori e leader provinciali. Il sindaco di Latina on.le Vincenzo Zaccheo è all’ottavo posto con il 63% del gradimento contro il 59,5% del 2007, il 60% del 2006 ed il 62,2% del giorno delle elezioni. Un risultato mai ottenuto prima dalla città di Latina nell’ambito del Governance Poll.
Damiano Coletta 

Zaccheo era al secondo mandato, per giunta inoltrato, eppure la classifica lo dava sopra a dove sta Coletta oggi con i consensi. Eppure il governo di Zac era indicato come uno dei maggiori generatori di danni a lungo termine per il Comune di Latina. Eppure pochissimi punti decimali dopo, nella tabella delle percentuali, si possono trovare sindaci non proprio vicini al "piglio" civico di Coletta come Clemente Mastella. Festeggiare per questi dati è solo la continuazione di un modo di comunicare vecchio e vanaglorioso, affamato di consensi e di risultati. Eppure, il governo di Coletta è iniziato da soli sei mesi e ora entra nella sua fase più critica, certo con una buona spinta di fiducia da questi dati confortanti. Però raffrontandoli con il passato si deve comprendere che sono più o meno gli stessi numeri che Vincenzo Zaccheo ha avuto non troppo tempo fa. E stava sul cigli della caduta, al secondo mandato e con problemi immensi che si sono trascinati fino ai giorni nostri. Così, tanto per dire quanto valgano questi numeri. In ogni caso, il 60% dei consensi è un dato alto, soprattutto se relazionato alla scarsa fiducia che oggi i cittadini provano nei confronti della politica italiana. Certo, fa effetto che si festeggi tanto per numeri che sono inferiori a quelli di un sindaco del recente passato che doveva essere più che logorato in quel periodo. Ciascuno può trarre i giudizi che crede da questi dati.