giovedì 11 maggio 2017

Rivoluzione del Welfare regionale, la Ciccarelli annuncia: "A Latina resteranno le briciole"


L'intervista: "E' in atto la riforma regionale delle politiche sociali che toglierà i soldi ai Comuni per spostarli in nuovi enti aggregati". Nasce il sistema delle "cooperative di Comuni" e i fondi del sociale andranno a nuovi e distinti enti esterni 
"Ai Comuni resteranno solo le briciole"
L'assessora Patrizia Ciccarelli illustra il welfare del domani: "una cooperativa di Comuni per far fronte alle sfide con un atteggiamento diverso dalla vecchia politica"

L'assessore ai servizi sociali Patrizia Ciccarelli 

Dall'estate 2016 è in atto una rivoluzione silenziosa nelle stanze della Regione Lazio. Una rivoluzione che in realtà parte da lontano ed è vecchia di 16 anni. Si tratta del  della Legge 328 del 2000, recepita con la legge regionale numero 11/2016 che di fatto ribalta il concetto di welfare a livello locale, spingendo i Comuni ad accoppiarsi ad un sistema integrato del tutto simile a quello delle cosiddette "Ato", gli ambiti territoriali ottimali che già sono attivi, con alterne fortune, in ambito ambientale, idrico e sanitario. E proprio dalla sanità i Comuni dovranno ridisegnare i loro confini dal punto di vista meramente geografico ricalcando quelli delle Asl a livello provinciale, accorpandosi nella creazione di veri e propri enti esterni per gestire i servizi alla persona, accorpando di fatto affari sociali e sanità. Tutte le altre competenze del welfare non collegate alla sanità verranno lasciate ancora agli assessorati degli affari sociali, ma si tratterà di una minima parte, di fondi residuali. Le competenze e gli stessi funzionari comunali saranno trasferiti ad altro ente, insieme ovviamente ai soldi che ogni comune investe per il sociale. Un'operazione a tratti titanica quella che prevede lo spostamento dei centri di spesa per il welfare dai singoli comuni ad enti aggregati da più comuni, con lo svuotamento delle casse comunali che riverseranno decine e decine di milioni di euro presso una nuova entità aggregata. Prevista anche la creazione di diversi organi di controllo a guida regionale per la verifica degli standard qualitativi dei servizi. Nasce così il "Siss" (Sistema Integrato dei Servizi Sociali) che in collaborazione l'Osservatorio Permanente delle Famiglie e il nascente "Osservatorio regionale delle Politiche Sociali" avrà il compito di vigilare sui nuovi enti territoriali. Ad anticipare questa vera e propria rivoluzione è spesso stata l'assessora (al femminile, come tiene spesso a ricordare) Patrizia Ciccarelli, che ha il timone dei servizi sociali a Latina alla quale chiedo di prospettarci il futuro del servizio rivolto alle fasce più deboli della popolazione.


Risolviamo subito un premessa un dubbio nell'uso delle parole. Il fatto che si crei un nuovo ente di comuni aggregati al di fuori del controllo diretto delle singole amministrazioni comunali ci autorizza a parlare di esternalizzazione del welfare?
No, secondo me no. Il tema delle esternalizzazioni riguarda la gestione dei singoli servizi, che attualmente sono già esternalizzazione. Qui noi recuperiamo la governance di ogni singolo aspetto della gestione del servizio alla persona. La legge regionale ha posto maggiore attenzione agli ambiti territoriali, sia per la gestione diretta dei servizi che sarà più integrata tra sanità e socialee dal punto di vista degli organi di controlli di questi ambiti. Mi piace definire l’approccio che sta avendo la Regione come “olistico”. Non si può dire che sia una esternalizzazione, ma un trasferimento di competenze previsto dalla norma dall'interno dei comuni al distretto che è già un ente esistente...

"Non è una esternalizzazione ma uno trasferimento di fondi dal Comune ad un nuovo ente"

Scusi, trasferimento ed esternalizzazione che differenza c'è esattamente? Si tratta sempre di spostare soldi delle casse comunali in un altro ente esterno...Sarà una sorta di società per azioni tra diversi comuni di cui Latina sarebbe la maggior azionista comunque. Questo porterebbe dei vantaggi?
L'ente esterno non deve per forza avere una sua personalità giuridica, come suggerisce la Regione in questo momento. Potrebbe anche essere, la Regione lo consiglia caldamente, ma ci potrebbero anche essere altre formule. Ci stiamo pensando. Ma la Regione ci chiede soprattutto di aggregare i servizi sociali e sanitari e noi ci dobbiamo organizzare insieme ai Comuni più piccoli per trasferire fondi propri nelle casse di questo distretto. Dobbiamo evitare un ragionamento di sommatoria di percentuali che lei ha prospettato. Ovvero, dobbiamo evitare che Latina si consideri capo cordata solo perché mette una quota più alta sminuendo quasi a servizio i comuni più piccoli. Deve essere un ente che guarda al territorio senza steccati, e io credo che la Regione spinga per la creazione di un ente ex novo proprio per evitare campanilismi. Deve essere una innovazione altrimenti torniamo al vecchio...



Sarà una innovazione, ma è vecchia di sedici anni...La legge nazionale recepita dalla Regione la scorsa estate era ferma da più di tre lustri. Se è una novità come dice lei, è comunque vecchia…
Questo è vero dal punto di vista formale. In realtà la legge è cambiata dai tempi della sua scrittura. Ma la cosa più importante è che sono anni che lavoriamo con gli accordi di programma che sono per così dire occasionali e la Regione oggi ci impone di trasformare quegli accordi occasionali in una struttura più stabile e complessa



A Latina resteranno solo le briciole degli accantonamenti per il sociale?
Ai Comuni resteranno solo le briciole? Sì confermo. Perché il grosso delle competenze andrà ai distretti e credo sia un grande passo avanti.



Una parte di questi fondi che un domani non saranno più a via Duca del Mare (sede dell’assessorato alle politiche sociali da lei governato) oggi vengono usati da molti cittadini in difficoltà per ottenere piccoli aiuti per l'affitto o per arrivare a fine mese. La predilezione di un finanziamento più strutturato contro i finanziamenti a pioggia farà perdere la possibilità a questi cittadini di ottenere questi aiuti oppure dovranno semplicemente bussare ad un'altra porta? Insomma, c’è il rischio che con il nuovo modello questi poveri vengano tagliati fuori?
No, è il contrario. Già da oggi il segretariato sociale e il fornt office sono servizi distrettuali e secondo me sono destinati a fare un primo balzo in avanti. Il Piano Operativo Nazionale dedicato all'inclusione (Pon) ha dato vita al sostegno di inclusione attivo e sono fondi già stanziati con degli avvisi a cui il distretto di Latina ha già partecipato ottenendo 500mila euro con modalità differenti. Si pensi ai cittadini al di sotto della povertà assoluta. Si parte ascoltando le problematiche del singolo nucleo familiare per poter interrompere il circuito della povertà creando dei progetti personalizzati non creando altre dipendenze economiche con questi contributi, ma facendo una valutazione multidisciplinare e capire le vere problematiche che impediscono alla singola famiglia di uscire dal vortice della povertà. Per questo si chiama sostegno attivo, perché prevede un patto tra gli operatori e i richiedenti. Serviranno nuove professionalità ed attualizzare quelle già esistenti e questo si può fare solo lavorando insieme con gli altri comuni.
"Niente più elemosine e fondi a pioggia. Dobbiamo fare progetti mirati per togliere le persone dal circuito stesso della povertà"







Il sistema degli ambiti territoriali (le cosiddette “Ato”) e dei piani regionali non ha salvato in passato le Regioni da autentici scempi in campo ambientale o sanitario. Ricalcare un modello che si è mostrato fragile, per non dire fallimentare, per giunta con una proposta di ben sedici anni fa, non rischia di essere un passo indietro piuttosto che un passo avanti?
Intanto non è così, perché ci sono alcune realtà nel Lazio che hanno esperienze positive. Non è l'Ato a creare i problemi ma l'approccio che spesso c’è stato nel passato politico anche di questa città in cui abbiamo trovato molti cocci da raccogliere. Non deve esserci sempre la solita politica come quella che ha governato questo nostro Comune. Si deve modificare l'approccio altrimenti non si potrà mai risolvere nessun problema, dobbiamo puntare sui talenti e capaci per aiutare le persone più fragili. Si deve fare squadra con un approccio culturalmente diverso ancora prima che politicamente.

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti (Pd)


Quindi lode alla Giunta Zingaretti anche da parte sua?
Sì, io da questo punto di vista non ho alcuna difficoltà a lodare il lavoro dell'assessora Visini e del Presidente Zingaretti. 



Di fatto si può dire che i Comuni perdono la sovranità del proprio sistema di welfare consegnando le redini del servizio alla superiore decisione della Regione oppure il nuovo ente godrà di una autonomia sufficiente?
Non ho questo timore, penso che il problema sia quello di rendere omogeneo un sistema dei servizi attualmente a macchia di leopardo e spesso disfunzionale.
Il segreto sta nel fare rete e fare squadra.