martedì 25 agosto 2015

Stadio Francioni: Giovanni Di Giorgi da Supino ci spieghi




Da sinistra a destra, Giovanni Di Giorgi, Pasquale Maietta e Paola Cavicchi

E adesso la parola dovrebbe passare a Giovanni Di Giorgi,  l’ex sindaco di Latina  che dovrebbe proprio spiegare come mai - stando a quel che dicono gli uffici - la sua Giunta non ha mai rinnovato la vecchia convenzione in essere con la società Latina Calcio oppure perché non ne ha approvata e firmata un’altra . Perché il Comune, mentre melinava come una squadra che vuole andare nello spogliatoio senza toccare palla, non avrebbe mai preso la decisione di definire  con vincoli contrattuali la posizione con la società sportiva U.S. Latina Calcio. Se le cose fossero così, sarebbe un danno grave per tutti, squadra compresa, costretta a fare letteralmente i salti mortali ogni volta per iscriversi regolarmente ai campionati tra un’opera “straordinaria” e l’altra, finite puntualmente sotto la lente degli inquirenti. 
Tribune collaudate per modo di dire, pavimentazioni abusive, parametri urbanistici ballerini, il tutto per uno stadio che, da quel che si prevedeva, non avrebbe nemmeno più dovuto esserci, tanto che i piani figuravano il comodo adagiarsi di una palazzina da 9000 metri cubi in via Volturno come se niente fosse. Insomma, il Comune a Piazzale Prampolini pare che abbia fatto solo danni. Ma come si è arrivati a questa situazione? Lo dovrebbe dire Giovanni Di Giorgi. E’ proprio l’ex sindaco di Latina che dovrebbe parlare, quantomeno per chiarezza. Perché le fortuite coincidenze intorno a siffatta situazione esistono, inutile e dannoso sarebbe ignorarle. Basti pensare che nel partito “Fratelli d’Italia” militava e tutt’ora milita un “fratello” d’eccezione, ovvero Pasquale Maietta che quando era assessore al bilancio nella giunta Di Giorgi era anche un alto dirigente del Latina Calcio (vicepresidente per la precisione) di cui oggi è presidente. Questo dovrebbe bastare per imporre un chiarimento ed evitare che le “malelingue” ci ricamino sopra. Ma perché lasciare nel dubbio e nell’incertezza? Se non ci fosse il mancato adeguamento della convenzione tra Latina Calcio e il Comune, gli strampalati guai urbanistici e le inchieste sul Comune, allora nessun rilievo sarebbe necessario o possibile. Ma il Comune non ha agito in termini di chiarezza, e le regole si dovevano far rispettare da Piazza del Popolo, non da Piazzale Prampolini. Cosa è accaduto dunque? 
  • Perché gli uffici comunali, solo nel 2015 muovono il pesante sospetto che il Latina Calcio non abbia pagato nemmeno quei 50 mila euro l’anno che erano dovuti? 

  • Perché solo ora gli uffici sventolano i mancati introiti pubblicitari e addirittura richiedono copia dei bilanci alla società affinché “si possano desumere e quantificare le spettanze del Comune” che ammontavano al 5% sui cartelloni esposti allo stadio Francioni? 

  • E perché solo nel 2015 viene contestato il mancato accertamento in entrata di pagamenti per servizi essenziali come il pagamento di decine di migliaia di euro ad Acqualatina, le bollette della luce o le tasse sui rifiuti? 

  • Perché solo ora che alla guida del Comune c’è Barbato vengono mosse queste contestazioni? E perché, solo ora, gli uffici auspicano (e il Latina Calcio accetta senza contestare) un adeguamento della tariffa in virtù dei molti interventi straordinari per adeguare il Francioni alle norme della serie B (dal 2009 al 2014 si sono spesi 1,6 milioni di euro di interventi straordinari sullo stadio, con soldi del Comune, che sicuramente hanno aumentato il valore dell’immobile)? 
Ma in realtà, a queste domande c’è una comoda e pratica risposta, che purtroppo non è affatto consolante. Ovvero che la giunta Di Giorgi ha lasciato disastri in qualsiasi cosa toccasse. Sia sul piano urbanistico, che nel verde pubblico, nella cura delle strade, delle piazze o nell’amministrazione. Il Plus al Lido è già una grave incertezza, non si sono risolti i problemi di mobilità, di edilizia né di amministrazione. Perfino sulla convenzione per la cura dei lampioni Latina è riuscita a spendere molto di più di quello che doveva. E allora, visto che le cose stanno così, non resta che augurare un in bocca al lupo ai 4.868 abitanti del Comune ciociaro di Supino, che come assessore all'impiantistica sportiva, rapporti con le istituzioni regionali, nazionali, europee, affari legali si è ritrovato Giovanni Di Giorgi, l’ex sindaco di Latina.

domenica 23 agosto 2015

La "Cosa Nera", un flop annunciato per Tripodi?

L'ex assessore comunale Angelo Tripodi


Grande agitazione nella destra pontina oppure solo una fuga in avanti di Angelo Tripodi? L’adesione dell’ex assessore della giunta Di Giorgi a Forza Nuova ha creato più di qualche perplessità nell’ambiente della destra identitaria. Sui social network, invece, più di qualcuno ha notato le dichiarazioni sul fascismo e su Benito Mussolini: “Benito Mussolini è stato un grande statista che ha fatto degli errori  che hanno portato ad  una guerra terribile ma dobbiamo anche considerare i grandi vantaggi che la sua vita ci ha portato”. E nel consueto elenco dei grandi benefici che la Nazione avrebbe avuto dall’esistenza del Duce ci è finito anche il “voto alle donne”. Ottima cosa, senz’altro. Senza notare però, che di quella “illuminata” decisione non ha potuto beneficiare più nessuno per un bel pezzo, visto che è vero che Mussolini ha dato il voto alle donne. Ma è pur vero che poi lo ha tolto a tutti, sia uomini che donne. Da questo punto di vista, se non altro, Mussolini non sembra accusabile di “maschilismo”. L’ingresso in Forza Nuova, comunque, ha fatto del “moderato” Tripodi un autentico anti americanista convinto, tanto da convincerlo a dire che: “Siamo passati dal giogo della Germania a quello degli Stati Uniti, che come liberatori ci hanno invece vessato gravemente. Non sempre è noto – aggiunge Tripodi con una gustosa nozione - perché a scuola fanno studiare quello che vogliono, che l’alleanza con Hitler fu dettata più che altro dalla debolezza delle altre grandi potenze occidentali che non dalla forza tedesca”. Insomma, non è stata colpa di Mussolini l’alleanza con Hitler. E’ stata colpa degli americani (che da sempre hanno uno dei governi più stabili dell’universo), degli inglesi e dei francesi se ci siamo dovuti alleare con un governo dittatoriale e tirannico. Del resto, eravamo sotto dittatura anche noi, quindi ci siamo presti. Al di là di queste considerazioni politiche e storiche, comunque, la vera notizia che accompagna l’ingresso in Forza Nuova Di Angelo Tripodi è quella di una specie di “chiamata” delle forze di Destra, una adunata, se vogliamo, di “cuori neri” che si dovrebbero mettere in cerchio intorno all’aspirante sindaco Tripodi (“Io Sindaco? Perché no?”). Detta così, e visti il carattere pacifico e poco accentratore dell’ex assessore Tripodi, verrebbe un po’ da sorridere. Ma gli agganci di Tripodi con la politica nazionale non vanno affatto sottovalutati. Perché se è vero che la Destra – per esempio Casapound – ha presentato mesi fa il suo Salvini come “faro” da seguire, è anche vero che i salviniani non devono necessariamente esprimere un candidato sindaco. Inoltre, i moti di riunificazione della Destra sono in movimento da un pezzo negli ambienti romani. Ambienti nei quali Tripodi ha validi agganci. Gasparri, per esempio, che però è rimasto con Berlusconi. Ma anche l’ex commissario del Pdl pontino nonché accreditassimo Francesco Aracri. Peccato che anche questi non sia nell’orbita della destra identitaria, almeno non ufficialmente, visto che anche lui è un senatore di Forza Italia. Forse una mossa degli azzurri per coalizzare il consenso della destra a Latina al momento del voto? O forse uno smarcamento totale dalle vecchie amicizie? Se così fosse, Tripodi avrebbe ben poche carte da giocare a livello nazionale. Anche i nomi che ha chiamato in causa nell’intervista rilasciata qualche giorno fa al “Giornale di Latina” lasciano perplessi. Infatti questa sua “réunion nera” prevedrebbe l’inserimento di personalità politiche come Marilena Sovrani, attualmente all’Udc, che da noi sentita si è detta del tutto estranea a qualsiasi trattativa. “I ragazzi di Forza Nuova fanno anche delle cose buone, ma sono molto lontani dalla mia sensibilità moderata, non saprei proprio che dire” ha dichiarato. Gianni Chiarato sceglie di non esprimersi e Cesare Bruni fa altrettanto. Vincenzo Zaccheo, anche lui chiamato in causa “nell’adunata” tripodiana rifila picche: “Non ho nulla contro Forza Nuova, ma la vicinanza di questa forza politica alla destra estrema non mi appartiene”. Insomma, un’ecatombe mitigata solo dal docile Luca Bracchi, che sembra in sintonia con Tripodi e si dice “disponibile ed aperto” ad un dialogo con Forza Nuova (e non che ne sia mai stato lontano). Insomma, alla chiamata di Destra, Tripodi rischia di essere solo, nella Piazza d’Armi a salutare il sogno di una “Cosa Nera” che potrebbe portare il nome di qualcun altro. Almeno da quel che si sente nei flebili battiti del “cuore nero” della città di Latina “fu Littoria”.

domenica 16 agosto 2015

Lidano Grassucci fa volare i #somari



Lidano Grassucci
Lidano Grassucci ha inaugurato e sta portando avanti questo sua abitudine di dare dei "somari" a coloro che avrebbero disatteso la storia di Latina e lo fa attraverso la sua pagina Facebook. In piena crisi d'identità, probabilmente convinto di essere Aristotele o avendo bevuto lo stesso drink di Vittorio Sgarbi, Grassucci si fa scortare alla fine di ogni post con il fedele l'hastag #Somari a fare da sentenza. Per esempio; Grassucci attacca chi non ha saputo, a suo dire,  apprezzare la genialità di Pettinicchio (inventore dei bocconcini di mozzarella) e non gli hanno dedicato"nemmeno un albero" concludendo con l'equino epiteto "Somari". Ma è solo un esempio, perché il campo d'intervento degli strali grassucciani è vasto, quasi sconfinato: "Mettono gli alberi di ulivo alle rotonde. Ma Latina non è Sonnino . Somari!" (perché solo a Sonnino ci possono essere gli ulivi, è cosa nota). "Latina l unico stadio dove è abusivo giocare a palla. Somari!" (“Giocare a palla e non a pallone, per sembrare più ottocenteschi probabilmente);  "Continuano a far 'bello' il lungomare lato mare che è bello perché c'è il Mare e nulla per lo scempio a monte. Somari!" (questa chi l'ha capita è bravo) e così via, verso l’improbabile e oltre. Una "raffinata" forma di comunicare il proprio dissenso con lo strumento della "provocazione" per l'ex direttore del quotidiano "Il Territorio" (o Nuovo Territorio, a seconda del clima) che oggi non esiste più. Proprio quel giornale che accoglieva gli editoriali di una raffinata penna pontina, o setina che dir si voglia, e che così sognava sulle colonne dirette da Grassucci. "Sono per la centrale nucleare - diceva questo "illuminato", ma più che altro fosforescente autore - la vorrei come era quella di papà bella e lucente, per portarci mio figlio e raccontargli la sfida del mondo nuovo. Papà mi portò in Vespa: mamma dietro con le gambe da un lato, io in piedi tra il manubrio ed il sedile, e mia sorella in braccio a mia madre. La Vespa l’aveva comperata con i soldi della centrale. Il mio lo porterò in auto, sperando che quando toccherà a lui usi l’astronave”. A parte il bel ricordo familiare, questo pistolotto a favore di centrale nucleare (che tra l'altro era già chiusa da parecchio all'epoca e che alcuni speravano riaprisse) meriterebbe probabilmente l'efficace dimostrazione di stima "somari" da parte di chi, come Grassucci, ha dimostrato di voler difendere il territorio e l’identità della terra pontina. "Ma come tu c'hai le spiagge – pare di avercelo davanti l’ex direttore mentre scrive queste cose - c'hai il volano del turismo e dello sviluppo in mano e che fai? Mi ci metti una centrale nucleare in riva a quella spiaggia a rovinare tutto? Somaro!".  Un somaro più che meritato, degno di un maestrino ottocentesco. Peccato che a "ragliare" - per rimanere in tema, s'intenda - sia stato lui, nel 2009, sul già citato e compianto giornale. "Chi è senza ragliate da somari, scagli il primo hastag”  vien da parafrasare. Non vorremmo che Grassucci, nella foga, sia partito troppo in fretta di tastiera.Visto che è stato responsabile della comunicazione di molti politici centrodestra ed oggi cura la comunicazione per Moscardelli, ci si domanda come mai i nostri politici non abbiano imparato da queste efficacissime lezioni? Forse è vero che sono dei somari...(segue hastag).


venerdì 14 agosto 2015

"Usura"


"Con usura nessuno ha una solida casa 
di pietra squadrata e liscia 
per istoriarne la facciata, 
con usura 
non v'è chiesa con affreschi di paradiso 
harpes et luz 
e l'Annunciazione dell'Angelo 
con le aureole sbalzate, 
con usura 
nessuno vede dei Gonzaga eredi e concubine 
non si dipinge per tenersi arte 
in casa ma per vendere e vendere 
presto e con profitto, peccato contro natura, 
il tuo pane sarà staccio vieto 
arido come carta, 
senza segala né farina di grano duro, 
usura appesantisce il tratto, 
falsa i confini, con usura 
nessuno trova residenza amena. 
Si priva lo scalpellino della pietra, 
il tessitore del telaio 
CON USURA 
la lana non giunge al mercato 
e le pecore non rendono 
peggio della peste è l'usura, spunta 
l'ago in mano alle fanciulle 
e confonde chi fila. Pietro Lombardo 
non si fe' con usura 
Duccio non si fe' con usura 
nè Piero della Francesca o Zuan Bellini 
nè fu "La Calunnia" dipinta con usura. 
L'Angelico non si fe' con usura, nè Ambrogio de Praedis, 
nessuna chiesa di pietra viva firmata : "Adamo me fecit". 
Con usura non sorsero 
Saint Trophine e Saint Hilaire, 
usura arrugginisce il cesello 
arrugginisce arte ed artigiano 
tarla la tela nel telaio, nessuno 
apprende l 'arte d'intessere oro nell'ordito; 
l'azzurro s'incancrena con usura; non si ricama 
in cremisi, smeraldo non trova il suo Memling 
usura soffoca il figlio nel ventre 
arresta il giovane amante 
cede il letto a vecchi decrepiti, 
si frappone tra giovani sposi 
CONTRO NATURA 
Ad Eleusi han portato puttane 
carogne crapulano 
ospiti d'usura".

(Ezra Pound) 

lunedì 10 agosto 2015

Il "risveglio" dei super-senatori antimafia e legalitari





Claudio Moscardelli (PD)
Si sono risvegliati a poche ore di distanza l’uno dall’altro. Sono i senatori pontini presenti in commissione anti-mafia  Claudio Fazzone e Claudio Moscardelli. I due “Claudi” hanno esternato in maniera dirompente in merito a due situazioni completamente diverse destando più di qualche perplessità ma anche convinti cori di approvazione. La questione più “rovente” viene messa sulla brace dal Claudio “di sinistra”, il senatore Moscardelli che qualche giorno fa tuonava sulla sua pagina di Facebook: “Il radicamento della criminalità organizzata a Latina è un elemento che condiziona l'economia, la politica e il tessuto sociale in generale. Occorre alzare il livello di attenzione – diceva Moscardelli - per sostenere un'azione di contrasto e di repressione capaci di dare il segno del cambiamento a Latina”. Una bordata pesante, presa molto sul serio dall’informazione locale. Ma sempre su Facebook, non sono pochi quelli che fanno notare che “il senatore lancia il sasso e nasconde la mano”. In effetti Moscardelli  rimane molto sul generico, e nella sua pagina di Facebook, tra le altre cose aggiunge anche: “Come nascono carriere fulminee? Chi ha introdotto certi personaggi in cambio di cosa? Troppo potenti e senza remore hanno agito indisturbati complici le rassicurazioni statistiche su Latina sempre prodotte nei tempi giusti”. Detta così sembra un indovinello di cui solo Moscardelli conosce la soluzione. Ma Moscardelli si schernisce se gli chiedono di fare i nomi: “per questo ci sono gli inquirenti, la mia è una proclamazione politica”. Il senatore del Pd, insomma, la mette sul dato politico e, di fatto, contribuisce a che questi potenti “innominabili” restino tali. Di certo, il Pd non vive un bel momento sotto il profilo dell’immagine, specialmente se rapportata alle questioni di legalità. Le rivelazioni di Buzzi su “Mafia-Capitale” stanno creando il panico nell’organigramma del Pd nel Lazio, mentre è notizia recente quella della controversa scelta di molti senatori del Pd (compreso Moscardelli) di votare contro gli arresti domiciliari del potente Azzolini (oggi in forza all’Ncd) che per più di un decennio ha fatto il bello e il cattivo tempo in commissione bilancio. Un ruolo delicato, che però per una certa parte del Pd, non sembra aumentare la responsabilità di un politico. Certo, dal caso Kyenge-Calderoli, Moscardelli ha avuto sempre problemi con le autorizzazioni a procedere mentre resta a galla l’inchiesta su “Rimborsopoli” che tanti grattacapi sta creando all’esponente dem. Questi elementi propri del senatore, uniti alla già citata vicenda di Mafia Capitale, potrebbe aver spinto Moscardelli a fare una dichiarazione forte e riconoscibile in senso legalitario, strategia coraggiosa e più che legittima alla fine dei conti. La reazione dell’opinione pubblica comunque è stata contrastante.

Claudio Fazzone (Forza Italia)

Più leggera – in un certo senso – la polemica sollevata dal senatore Claudio Fazzone, il potentissimo di Forza Italia in provincia di Latina. Uno dei volti più noti della polemica sul caso Fondi – del resto il senatore azzurro è fondano – Fazzone lanciava strali micidiali sulla Latina Ambiente sospettata, secondo Fazzone, di aver tenuto un profilo clientelare nelle sue politiche di assunzioni “Io credo – diceva Fazzone a “il Giornale di Latina” solo sabato scorso –che tra le prime cose da fare ci siano le verifiche su eventuali raccomandazioni fatte in azienda. Quanti sono i segnalati e da chi?”Certo, di partecipate Fazzone se ne intende, visto che Forza Italia ha un peso in diverse grandi aziende, come il Mof di Fondi o Acqualatina, sulla quale si sta consumando uno scontro interno al calor bianco fin dai tempi della caduta di Giovanni Di Giorgi. Del resto, proprio il senatore Fazzone fu oggetto di una polemica feroce del “Fatto Quotidiano” per via di alcune presunte lettere di raccomandazione che il Fatto Quotidiano pubblicò nel 2013. A dire il vero, era stato proprio Fazzone a sfidare la stampa a “recuperare le mie fantomatiche lettere di raccomandazione all’Asl”. Il Fatto puntualmente pubblico ben 11 lettere dalle quali si evincerebbe – secondo il quotidiano nazionale – che Fazzone non avrebbe segnalato solo la presenza di validissimi medici, ma anche infermieri, autisti ed una ditta tipografica che sarebbe stata perfetta per provvedere alla fornitura di hardware e stampanti per la Asl. Due casi distinti, è vero, da parte di due senatori che, maliziosamente, s’intende, sono stati spesso accostati negli ultimi mesi per aver “tramato” contro Di Giorgi per via di Acqualatina. L’accusa di complottismo era grossolana, questo è vero. Ma il risveglio dei due grandi “Claudi” della politica pontina ha creato controversie, come accade spesso con i grandi, questo è certo. Ma non tutte le perplessità, alla luce dei fatti, sembrano campate per aria. 

domenica 9 agosto 2015

Morire di sabato costa di più. Anticipi per loculi immaginari e le vecchie storture del cimitero di Latina

Cimitero di Latina

Gli inciampi delle passate amministrazioni di Latina si riverberano nella vita quotidiana dei cittadini sotto molti punti di vista. E purtroppo, anche nell’ora della fine, coloro che rimangono, si trovano di fronte a situazioni paradossali.
Il precedente della

·         “Tassa sul Morto”

La martellante protesta dei “Forconi” del comitato 9 Dicembre, ha scoperchiato una polemica che ha assunto a volte un carattere nazionale ed è stata una delle principali fonti di preoccupazione dell’ultimo tratto dell’amministrazione Di Giorgi, ovvero, la famosa “tassa sul morto”.
Protesta contro la tassa sul morto a Latina
Un balzello da poche decine di euro che, però, aveva una motivazione che risaliva a molti anni addietro e che aveva riportato al centro della scena la questione della controversa convenzione in atto tra la società Ipogeo che gestisce i servizi cimiteriali e il Comune di Latina. Il sindaco Di Giorgi annunciò che la tassa sarebbe stata cancellata, salvo poi scoprire che era solo stata sospesa e, come pubblicato da “Il Giornale di Latina”, si scoprì che anche nel periodo in cui questa vera e propria tassa era stata dichiarata sospesa, veniva ancora fatta pagare in molti casi. L’attenzione della stampa e delle associazioni pose fine, anche se solo temporaneamente, al problema. Nel frattempo la Giunta Di Giorgi, per altri motivi, cadde rovinosamente, ma in molti si ricordarono dello sconcio di quel periodo e di come era stata gestita male la situazione.

·         La segnalazione dei lettori: “se muori di sabato costa di più”

Ma alcuni lettori ci segnalano stranezze alle quali si deve dare una risposta. Per provare a dare una spiegazione a questi dubbi ci siamo rivolti ai diretti interessati della gestione, ovvero la ditta Ipogeo, più precisamente al principale responsabile di questa azienda, Ottavio Damiani.  Il primo dubbio che ci è stato posto riguarda una sovrattassa riscontrata alla voce “servizi” che ammonta a 60 euro. Si tratta di addebiti, uno da 20,70 euro e l’altro da 40,71. Quindi una maggiorazione di 61 euro e 41 centesimi imputabili per un semplice fatto: è la maggiorazione per aver usufruito dei servizi cimiteriali di sabato. Infatti, a partire dalle 11.30 di sabato e per tutta la domenica, celebrare un funerale costa di più.

·         La replica di Damiani: “E’ questione di scelte”

“Si tratta di una scelta dell’utente – ci spiega il titolare della Ipogeo Ottavio Damiani – alcuni preferiscono aspettare fino al lunedì quando si rivolgono a noi nel fine settimana. Ci sono delle camere mortuarie apposite che permettono lo stazionamento del feretro fino al lunedì, in modo da non pagare la maggiorazione”. Ci saranno anche questi casi, ma se il decesso avviene di venerdì, le famiglie hanno solo tre opzioni di fatto: o aspettano fino a lunedì mattina, possibilità indicata da Damiani, o procedono molto celermente e riescono a celebrare il funerale entro le 11:30 di sabato oppure pagano un piccolo prezzo aggiuntivo e celebrano il funerale nel fine settimana. Questa è brutalmente la serie di opzioni a loro disposizione. Senza la maggiorazione i servizi costano 251.83 euro, con la maggiorazione si arriva a 313,24 euro. Non è il prezzo più alto che si paga, comunque, perché la voce “servizi” è solo una delle spese da affrontare per la tumulazione al cimitero di Latina.

·         L’acconto sul loculo che non esiste

Infatti, lo spazio al cimitero costa 1.100 euro iva compresa. Ed è solo un anticipo. Un anticipo su cosa? Qui si apre una diatriba iniziata nel 2009, quando la società Ipogeo presentava un progetto di allargamento del cimitero al trentesimo giorno dei trenta previsti per la presentazione delle tabelle tecniche.
L'allargamento del cimitero richiesto da Ipogeo 
Accadeva nell’estate del 2009, sindaco era Vincenzo Zaccheo. Dalla presentazione del progetto il Comune aveva altri sessanta giorni per rispondere dando i permessi o negandoli. Ma Zaccheo non rispose mai a quella proposta. Il suo governo cadeva prima, anticipatamente e il Comune avrebbe risposto solo nel 2011, quando in sella c’era già Di Giorgi.

·         L’intervento di Nardone nel 2010

Nel frattempo, nel 2010 si crea un problema di spazi, perché i loculi disponibili stavano finendo e non si poteva allargare la struttura. Fu il commissario prefettizio Nardone a concedere 2000 loculi provvisori alla Ipogeo che già, aveva una eredità, dalla gestione comunale di altri 700.

·         Loculi pagati due volte


Ma nel 2013 sono finiti anche quegli spazi e allora il Comune (Giunta Di Giorgi) ha iniziato a emanare delle determine che per oggetto hanno la “fornitura ed allestimento di 50 loculi provvisori” del costo di 540 euro a loculo, per una spesa complessiva di 29,700 euro di soldi pubblici iva compresa. La società Ipogeo dichiara che di queste determine se ne sono fatte dal 2013 ad oggi ben 250, per un totale di 148,500.00 euro di soldi pubblici. Ma se oggi qualcuno muore, i familiari si trovano a dover pagare un anticipo sul posto che non ha nemmeno certezza di avere a disposizione in un prossimo futuro e paga 1.100 euro.
I loculi interni del cimitero
Per cui, il Comune paga la quota integrale con i soldi del cittadino e poi il cittadino/utente, quando si rivolge alla Ipogeo, paga di nuovo, questa volta il doppio del prezzo, per avere una specie di prenotazione non richiesta per un loculo che si dovrebbe costruire in un allargamento cimiteriale ancora non autorizzato e mai partito. “Questa situazione di provvisorietà amareggia prima di tutto noi – spiega Damiani – siamo tra i primi ad esserne dispiaciuti ed amareggiati. Ma purtroppo noi siamo una società che gestisce e facciamo quello che ci viene detto”.

sabato 1 agosto 2015

Piazza del Popolo, un deserto senza cattedrali. Come il simbolo di una città è stato abbandonato dalla politica




Piazza del Popolo pre-restauro e com'è oggi

Un deserto senza cattedrali, senza l’estro e la fantasia dei maestri festaioli della politica che lo hanno voluto e che lo volevano “riempire di vita” con feste, animazioni, personaggi dei cartoni animati, gonfiabile, ballerini, clown e majorette. Non più le sagre del cioccolato volute fortemente da Enrico Tiero a suon di finanziamenti pubblici, non più le feste del fitness, le sfilate delle auto d’epoca. Niente più musica. Del resto era poco probabile il perdurare di un simile e non sempre luccicante spettacolo di luci e colori. Oggi la Ztl è quello che tutti temevano che sarebbe diventata: un luogo deserto finché i negozi sono aperti e pieno di gente di passaggio la sera. Sotto i portici del Comune, solo i ragazzi che per generazioni, nella giovane città di Latina un tempo Littoria, occupano gli stessi portici che furono un giorno il terreno di caccia di nuovi amori e cuori infranti dei loro genitori. La sera, come era prevedibile, la zona pub è affollata di  giovani alla ricerca di svago sotto lo sguardo di rimprovero dei pochi anziani rimasti a popolare le case sovrastanti. Due mondi in rotta, del tutto inconciliabili che si scrutano separati da un piano di scale. Verso piazza della Libertà la gente passeggia con un gelato in mano, cammina verso i giardinetti alla ricerca di godersi il momento della gradevole serata estiva, mentre i cinema rimasti in centro (sempre meno) si affiancano alle altre attrazioni delle strade principali. Ma Piazza del Popolo invece, oggi ha il colore del deserto, di un giardino bruciato dal sole. E se prima c’era poco da stare allegri con le molte manifestazioni per “animare il centro”, alcune grossolane e pacchiane, oggi non resta che il campo di terra battuto dalla calura dal quale ciuffi di erbacce estive riescono a sopravvivere elevandosi alla ricerca dell’acqua vaporizzata della fontana. Uno scenario da film di Sergio Leone insomma. E dove sono finiti i solerti tifosi dello struscio perenne che si aggiravano con i telefonini in mano decantando il grande successo ottenuto dall'amministrazione Di Giorgi con la Ztl? Dove sono i tifosi della Ztl presentata come “Isola Pedonale”? Un'isola deserta e arida di vita e di movimento, circondata da una imbarazzante pista ciclabile che si aggira claudicante tra le vie del centro con drammatiche curve a gomito e spericolati cambi di marcia degni del tracciato di Assen sul quale Valentino Rossi ci darebbe molte soddisfazioni. Restano ancora siti di valore quasi archeologico, come le ormai inutili fermate dell’autobus che meriterebbero forse un posto d’onore a Piana delle Orme e il ricordo delle tante promesse lasciate cadere in un silenzio che è tanto simile a quello che oggi pervade la piazza quando il sole è alto. Si dirà che è normale e che d’estate non si esca molto. Almeno non a piedi, appunto.