martedì 29 dicembre 2015

L'antro del buco di Latina




Questo è un luogo di dolore. Ci troviamo in un sottopasso che conduce ad un parcheggio sotterraneo nel grande palazzo giusto dall’altra parte della strada, di fronte al distributore di servizio nel grande piazzale delle autolinee nuove. In questo stabile hanno sede alcuni uffici della Regione Lazio, un sindacato (la Uil) e da questa estate è anche la sede provinciale del Partito democratico. Ma basta uscire dal grande sguardo della strada, imboccando il sottopasso per avere un posto sicuro e al riparo dove bucarsi. Le chiazze di sangue, gli aghi a terra, le centinaia di siringhe buttate come cicche di sigarette nei tombini. Qui ci si droga faccia al muro, scaldando la roba con un cucchiaino bruciato. Aprendo in fretta le scatole delle siringhe. Lo sanno bene gli assistenti dell’associazione “Il Frantoio” che invitano a contattare la loro unità mobile che è in grado di lenire le sofferenze di questi poveri diavoli che si infilano in questo cunicolo a sanguinare, a perdersi e a morire. “Abbiamo pulito questo posto una settimana fa” si legge nel cartello “contattate la nostra unità mobile”. Ma anche loro lo sanno bene che quando si entra in questo antro decadente, quello della droga e dell’eroina, non se ne esce con gli avvisi. Nella totale indifferenza di tutti, sempre più gente ha identificato questo luogo come buono per bucarsi. E a poco servono gli esposti mandati dagli operatori dei vicini uffici. Non è intervenuto nessuno, perché i drogati fanno notizia solo quando muoiono giovani, come è successo questa estate e come continua a succedere. Solo quando si possono scrivere due belle parole, quando c’è una morale da trovare e una facile lezione da impartire la droga può fare notizia. Non nell’antro del buco, tra sangue e siringhe infette. Eppure sono proprio sotto le nostre finestre. Quelle dei nostri uffici e delle nostre case. E a poco serve poi domandarsi perché.
Qui nessuno si fa domande sul domani. Qui ci si droga faccia al muro. Questo è un luogo di dolore.


giovedì 17 dicembre 2015

Ninfa, il paradiso minacciato dalle cave?

   


Certo a ben guardare
si comprende come mai
è tutto così molle
silente
come sia delicato
e implume
lingua di bambino
contro il tuono
a ben guardare
ti aspetti un sussulto
vortice che
mulini idee
e le espande
ben oltre la mente
un nulla
tranne lo scorrere del fiume
("Lungo il fiume Ninfa", Sergio Ban)



Campionamento a San Puto
http://geologilazio.it/ordine/000762/
Il-Prof-Paolo-Bono-e-venuto-a-mancare
Il professor Paolo Bono, è stato uno stimatissimo scienziato scomparso pochi anni fa che ha dedicato una vita allo studio sugli assetti idrogeologici dei nostri suoli ed ha lavorato in tutto il mondo. Apprezzato e molto ascoltato in Regione, il professor Bono ha contribuito a stilare tutte le più aggiornate mappature utilizzate dall’ente per decidere dove vanno posizionate le aree di vincolo idrogeologico, ovvero, dove è conveniente scavare e dove no. Perché c’è una forte correlazione tra cielo, terra e acqua nel nostro ecosistema e alla quantità di piogge che cadono ogni anno, vanno aggiunti i terreni su cui queste piogge cadono, dove vengono convogliate e che utilizzo naturale o artificiale se ne può fare. 

I flussi di falda visti dall'alto 

Ninfa è in pericolo? Lo dicono i numeri

I vincoli idrogeologici 
Secondo parte di questi studi, tutta l’acqua che drena tra la roccia dei Monti Lepini viene a confluire in un singolo punto o quasi. Là dove oggi sorge uno dei giardini naturali con stagni, ruscelli e vegetazione tra i più belli al mondo; il paradiso dei Giardini di Ninfa. Ma questa oasi naturale, questo ecosistema perfetto e meraviglioso è anche molto fragile, e tra un decennio potrebbe subire forti cambiamenti, se non sparire del tutto. Quello che si legge nei numeri e nei dati, nelle tracce scavate dall’acqua nelle maestose montagne è la storia della paziente opera della natura in tutta la sua complessità e in tutta la sua fragilità. Scavare buchi nelle montagne, non è senza conseguenze. 

L’acqua termale che viene dalle montagne


Per capire quanto potrebbe essere importante salvaguardare l’area dei Monti Lepini dobbiamo andare con la mente a circa venti chilometri a valle dai piedi del monte, là dove la terra sta per abbracciare l’immenso mare all’orizzonte. Siamo nei pressi di Fogliano, dove molti decenni fa, ormai, si prese definitiva consapevolezza di un fatto: la presenza dell’acqua termale. Tra i vari campionamenti effettuati agli albori dell’opera che poi non sarebbe mai partita (quella delle terme di Fogliano) si scoprì che nell’acqua sulfurea c’erano anche molti elementi che non pervenivano dal fondo della terra, ma dalle venature di roccia dei monti Lepini. Spinta dalla gravità, l’acqua attraversa la grande valle con
il suo fondale molle, argilloso ed impermeabile che ha generato, non a caso, la palude pontina. In questo suo percorso, dal basso, l’acqua fredda e purificata dei monti incontra quella calda e ricca di quelle proprietà naturali che l’hanno resa uno strumento di terapia in tutto il mondo. Quindi, l’acqua dei monti attraversa, come in un getto di pressione dovuto alla pendenza, tutto il sottosuolo per poi essere intercettabile a valle, ad un passo dal mare, sotto forma di acqua termale.
Modello (non in scala) del sistema tra Monti Lepini e Pianura pontina

Ai piedi dei monti si apre il paradiso di Ninfa


I Giardini di Ninfa 

Nel mezzo di questo percorso la palude; se si guarda dalle varie città dei Monti Lepini (da Cori per esempio) si rimane sbalorditi dal maestoso spettacolo generato dal poter abbracciare con lo sguardo tutta la valle pontina fino a dove l’occhio si perde. Questo perché la valle è letteralmente ai piedi di questa catena di monti rocciosi. E proprio all’imbocco di questa parete di roccia, sulle sue falde, sorge il giardino di Ninfa, da tutti riconosciuto come uno dei grandi monumenti naturali del nostro territorio. I dati fatti registrare dagli studi del professor Bono sono impressionanti. 

I numeri di un possibile disastro 

Ricostruzione dei siti più grandi presenti nell'area. In giallo quelli
pianificati o presenti nel Comune di Cori o limitrofi. In rosso gli altri siti attivi
Tra il 1928 e il 1980 le precipitazioni sono state di 948 mm mentre dall’81 al 2010 di 872mm. Questo dato di per sé ci dice che ha solo piovuto un po’ di meno, e non è grave, tanto che rappresenta una decrescita dell’8% del flusso di sorgente. Dal 1953 al 1976, però, il deflusso dell’acqua dai monti era di 2100 litri per secondo mentre è passato nei soli anni intercorsi tra il 1999 e il 2008 ad appena 1200 Litri/secondo, più di 900 litri/secondo persi di cui, solo il 18% è di origine naturale. Il resto è quello che si definisce un effetto “antropico”, vale a dire che lo abbiamo causato noi con attività note ed ignote. Appare lampante dalle carte della Regione, che le cave che si vogliono autorizzare siano in pieno vincolo idrogeologico, e questo è gravissimo, perché rischierebbero di compromettere il filtraggio dell’acqua che oggi affluisce alla falda contaminandola (ponendo fine alla vegetazione) e di abbassarne il livello in dispersione tanto da interromperne per sempre il flusso. I danni in termini di qualità delle acque a Ninfa, oltre che livello del flusso sono già ingenti e, da quel che dicono i geologi da noi consultati, anche irrimediabili. Tre cave in un prezioso e delicato fazzoletto di terra.
Tutto questo in un contesto dove piuttosto che bloccare l’attività estrattiva sembra si voglia aumentare. Non è un caso se l’acqua di montagna è più buona, ma è maggiormente filtrata nel suo viaggio verso la pianura dalle rocce stesse che la depurano. Forando la montagna si riduce drasticamente questa attività di filtro oltre a modificare pesantemente gli assetti idrogeologici.

E se il vero danno fosse la Eples?  

La cava della Eples vista da lontano
Le carte delle richieste di allargamenti della Eplse.
In verde, i vincoli idrogeologici dell'are
Se si guarda la cava in progetto nel comune di Cori, ci si renderà conto che, rispetto a quanto già scavato nella cava della Eples, e di quanto ancora si intende scavare nelle zone di allargamento, essa è minuscola. I numeri sono impressionanti, perché dalla cava della Picca Prefabbricati si potranno estrarre 400 mila metri cubi di materiale in dieci anni. La Eples potrà fare almeno dieci volte tanto. Allargandosi a dismisura in un sito che è già una immensa spaccatura nella montagna, visibile da chilometri di distanza, facendosi strada tra zone abboscate e andando ad abbracciare l’altra cava a soli trecento metri di distanza in linea d’aria e a soli due chilometri dalla Cava di Colle Medico a Rocca Massima. Il tutto ad un chilometro scarso dal centro di Cori, due chilometri dal monumento naturale di Giulianello e quello di Ninfa. Tre cave in uno spazio ristretto, delicato e prezioso. Non c’è abbastanza interesse sovracomunale per fare di quest’area un parco naturale protetto? Ne sa qualcosa Acqualatina che, su Ninfa, ha fatto uno degli stabilimenti di pompaggio più grandi della Regione che redistribuisce acqua a mezza provincia. La il Regio Decreto del ‘27, probabilmente, non aveva disposto vincoli idrogeologici a caso in queste montagne, e non per niente il professor Paolo Bono aveva passato anni a studiarlo e capirne le più intime dinamiche. 
Il rischio concreto di perdere uno (o più) dei nostri santuari naturali, di rimetterci in termini di salute e benessere, potrebbe esserci davvero. 

martedì 15 dicembre 2015

SuperTiero, un politico mille trattative





Là dove una trattativa politica è in corso


Là dove si decidono assetti territoriali o congiunturali vari ed eventuali 


Ovunque ci sia una riunione (fosse anche di condominio), appare un super eroe politico che ormai è una leggenda. 


E’ un aereo? Un missile? Un dirigibile? No signore e signori: è “Super Tiero”, dotato di poteri speciali e raggi fratonici, che si trasforma in un razzo missile. 


Dotato del dono dell’ubiquità, appoggiato dal suo fido apprendista (un po’ come Batman e Robin, anche questo super eroe ha un fiero alleato) Raimondo detto “Remo”, Enrico Tiero si insinua in tutte le discussioni politiche. Il Pd fa le primarie? Tiero vuole dire la sua e si mette tanto in mezzo che alla fine viene sospettato da entrambe le parti di aver sostenuto sia Forte che Galante
E infatti pare che il voto di Tiero, per effetto dei suoi super poteri speciali, valga sempre almeno doppio, quando non triplo o quadruplo con annesso avvitamento. Come Pippo Baudo afferma di possedere il potere di scoprire nuovi talenti politici (“Eleonora Della Penna, è una mia creatura, l’ho scoperta io!”). 

L’infaticabile rimastica strategie e le sparpaglia sul campo di battaglia come fossero noccioline. La sua strategia in battaglia è chiamata “carri armati del Duce”, perché i suoi voti, che sono sempre gli stessi, un po’ come i carri che facevano il giro della piazza in sfilata per sembrare di più si raddoppiano senza colpo ferire. I suoi sondaggi sono inappellabili: “siamo al 15% - dice una volta – stiamo al 7% - dice un’altra. Ma in realtà non conta, perché l’importante – è essere determinanti”. 

Ed è per questo che Tiero non perde mai una trattativa, perché sa che la minoranza, se ben compatta e sicura, può fare sempre la differenza quando i numeri sono cori. Capace di stare con il Pd in Provincia e con Di Giorgi in Comune, in pochi mesi aveva – come assessore ai trasporti – promesso di risolvere quasi tutti i problemi di questo paese e, se gli avanzava tempo, negli ultimi mesi dell’anno poteva anche mettere rimedio ai problemi climatici. “Faremo un consorzio di trasporto pubblico tutto nostro” aveva detto, e voleva mettere a sistema tutti i comuni limitrofi con Latina per creare una sorta di raggruppamento sovra-comunale che gli sarebbe fruttato molti consensi, qualora fosse riuscito. Litiga con Fazzone ma ci vuole discutere, dialoga con il Pd, strizza l’occhio ai grillini, non disdegna la destra ma c’è spazio anche per la sinistra. Forse nessuno lo ha avvisato della recente rifondazione di una cellula importantissima della Democrazia Cristiana (alcuni dei presenti alla conferenza stampa di inaugurazione erano ancora al di sotto dei 65 anni, miracolosamente) perché altrimenti Tiero avrebbe certamente voluto comprendere le dinamiche del tavolo con il piccolo pescolino politico perché, non si sa mai, che mi diventi una balena bianca. Insomma, Tiero è tutto e il contrario di tutto e state attenti voi ad organizzare una qualsivoglia riunione. Potrebbe anche darsi che Tiero è nel tavolo delle trattative e voi non ve ne siete nemmeno accorti. 

giovedì 3 dicembre 2015

Se sparisce la Padania...



Questa è una immagine che gli scienziati sembra reputino credibile del nostro futuro. Una cartina disegnata dal graphic designer slovacco Jay Simons, celebre per le sue mappe realizzate usando Photoshop, che da corpo alla fosca prospettiva descritta nella teoria del riscaldamento globale.

Se il mare divora la Padania e l'Italia

Il Colosseo di Roma allagato
Un futuro apocalittico e decisamente poco auspicabile nel quale gran parte della odierna "Padania" viene sommersa dal mare per via dell'innalzamento delle temperature e il conseguente scioglimento dei ghiacciai. Questo significa che, probabilmente (ma speriamo di no) gran parte dei leghisti sono genitori e nonni di una generazione di futuri migranti che dovranno gioco forza andarsene dalla loro terra. E chissà quanto e come saranno bene accetti. 

"Aiutiamoli a casa loro, compriamogli delle barche"

E chissà come verrebbero visti o giudicati. Speriamo che, nel caso questo disastro si dovesse verificare (e in effetti questi inverni sembrano sempre più caldi), i figli e i nipoti degli odierni padani troveranno un mondo dove non ci saranno persone come alcuni dei loro politici oggi fanno, capaci solo di sfruttare, denigrare e minimizzare la loro tragedia. Speriamo che non ci siano persone che dicono "aiutiamoli a casa loro, magari comprandogli delle case galleggianti" o altre cretinerie di stampo salviniano.

Un mondo migliore 

Speriamo che sia un mondo più pronto, più giusto, più maturo quello che potrebbe vedere questi colossali spostamenti. Ma speriamo anche che questo scenario, in qualche modo, si possa scongiurare, affinché meravigliose città rigonfie di storia non diventino moderne Atlantide perdute. E speriamo che un simile rischio, in un momento terribile come questo, sia capace di unire un po' tutti noi, abitanti dello stesso pianeta azzurro, saturo di brillanti bellezze e di fuggevoli fortune.