domenica 25 febbraio 2018

"Aiutiamoli a casa loro!"






 "Aiutiamoli a casa loro"
Un ospedale bombardato ad Aleppo
La citazione è facile, viene quasi automatica come molto degli slogan di queste ore, di questi mesi. Ma chi addebita la tensione politica, il degenerare del dibattito e l'abbassarsi del livello generale alla campagna elettorale potrebbe essere colto da abbaglio. 

Il perenne inverno elettorale italiano

Questo paese è una campagna elettorale perenne, con forze politiche che fanno di tutto per inventarsi scuse sempre più originali per addebitare la colpa dei malanni ai quali nessuno ha saputo porre rimedio a fattori esterni e spesso non così incisivi sulle dinamiche interne, come si vorrebbe far credere. E l'immigrazione, per quanto sia una dinamica importante da governare, non è certamente il motivo di tutto il disagio di questo paese. 

Il paese del "non fare"


  • Si fanno stime sui carcerati stranieri in Italia, su quanto essi siano molti in media, rispetto al numero totale e non si fa nulla contro l'illegalità dello Stato italiano nei confronti dei carcerati, che spesso e volentieri poi non vengono nemmeno riconosciuti colpevoli dei loro crimini ma hanno già scontato in custodia preventiva molta parte di una pena ingiusta. 
  • Si fanno dissertazioni sul fatto che si ruba il lavoro o si grava sul sistema pensionistico ma poi non si fa nulla per diminuire un costo del lavoro reso folle da una sperequazione tra le mille tutele dei sindacati e dalle caste di mestiere e chi non ha niente, nessuna possibilità di accedere ad un piano di tutele intermedio. 
  • Si dibatte sulla certezza della pena e della sicurezza percepita e poi abbiamo una delle classi dirigenti nel campo della magistratura più megagalattica, invasiva, potente, costosa, a volte perfino corrotta ed inefficiente del mondo sviluppato. 
  • Si parla di imprese che delocalizzano ma non si guarda ai modelli di sviluppo vincenti.

  • Si arriva a dire che è tutta colpa dell'Unione Europea e poi si scopre che l'Italia, nel campo dei fondi europei, è stata tra le prime in truffe e tra le peggiori in efficienza tra finanziamenti erogati e soldi effettivamente spesi.

    E si potrebbe andare avanti ore con esempi di cose non fatte dalla politica di ieri e nemmeno immaginate dalla politica di oggi e di domani (quasi tutta) che creano gravi danni che invece vengono imputati ad altre dinamiche che potrebbero essere risolte (a chiacchiere) con semplici soluzioni spot. 

Proposte vuote

Insomma, tutto questo per non arrivare a riconoscere la cosa più importante: che siamo noi i fautori del nostro destino e siamo noi a volere le riforme. Ma in un paese in cui non si può quasi nemmeno più prendere una macchina di Uber, come invece si può fare in qualsiasi altro paese europeo per non indispettire i tassisti che riforme vuoi fare? 

E in tutto questo come entrano i migranti? 
Si può fermare una dinamica come la migrazione dei popolo straparlando di soluzioni sempre galleggiando ai confini di un linguaggio degno di un passato intollerabile? Certo, il sistema di accoglienza italiano non fa una bella figura. E’ talmente evidente che le cooperative (a volte unite da parole e intenti effettivamente buonisti al limite del disgustoso) stanno spesso facendo un business senza freni di queste persone. E sicuramente, il sistema di accoglienza e di controllo deve essere aggiornato, reso più efficiente e condiviso con tutta l’Unione Europea. Ma di certo illudersi che l’interdipendenza economica odierna possa essere superata da una folle autarchia che a volte, nella sua narrazione sfiora il patetico, se è vero come capita di sentire a volte, che ci sono forze politiche che vorrebbero andare vero un massivo consumo dell’acciaio in un paese storicamente dalle scarse risorse naturali. 

Partiti dello zerovirgola che straparlano e forze di governo che... straparlano anche loro...


Tanto per dire che spesso i partitini del unovirgolaniente per cento ci mettono un attimo a spararla grossa, visto che i partiti maggiori che avrebbero la responsabilità di produrre programmi e proposte valide per il paese sono impegnate in tutt’altro, tipo restituire i quattro spicci dei loro stipendi (spesse volte anche se guadagnano la metà si tratta comunque di molti più soldi di quanti non ne avrebbero mai visti nelle loro vite da liberi cittadini), fare promesse di cambiamento dopo aver governato per decenni o piccole battaglie interne per posti di potere sempre più svuotati di effettivo potere. E così, rigurgiti fasciocomunisti, vere e proprie asinerie matematiche, assurdità e sciocchezze di ogni genere sono la voce unica dell’orchestra. E quando ci si trova di fronte ad una dinamica complessa come quella della migrazione, per non passare da razzisti si preferisce passare da imbecilli e coniare slogan che non hanno nessun senso. 

Il peggiore slogan di tutti

Il peggiore di tutti, di fronte a questo martirio della povertà perenne, è “aiutiamoli a casa loro”. 
Perché nel tentativo fallace di essere ragionevole si avvicina pericolosamente a quella indifferenza condita di finto e doveroso interesse che ha reso possibili gli scempi più assurdi e imperdonabili della nostra storia.
In alternativa le parole dovrebbero forse essere più lavoro (inteso come impegno e non come diritto a parole), più concretezza, più libertà di mercato e più giustizia sociale, più Europa e più responsabilità. L’Europa, di cui l’Italia lavorando bene potrebbe essere un traino, ora ci guarda. E fino a questo momento non stiamo facendo una bella figura. 
Il mondo invece, come abbiamo visto, ha ben altri problemi. E fino a questo momento l’unica cosa che sente, dall’uomo della strada, in questo paese è “aiutiamoli a casa loro”. 
Capite però che hanno tanti problemi che non si possono nemmeno fermare a mandarci a quel paese. 

Paese nel quale, comunque, siamo già. Purtroppo.

Le immagini condivise sul web per testimoniare la presa come bersaglio degli ospedali ad Aleppo 


domenica 18 febbraio 2018

Il grande ritorno di Zac e Giorgia Meloni: Ecco cosa c'è dietro...

Ecco i retroscena di come sono andate le cose, perché la leader di Fratelli d'Italia si è convinta che l'ex sindaco possa essere l'uomo giusto per riunificare il centrodestra nel capoluogo pontino scosso da strappi intestini...














(Scusate la satira... ma hanno cominciato loro...)

venerdì 16 febbraio 2018

Lupi di destra, lupi di sinistra. Il tema caldo dei migranti e l'informazione (locale)


"Fumano crack sotto la finestra di casa vostra, droghe da sballo a profusione, il quartiere è ormai pronto alla rivolta"

Un'immagine vale più di mille parole giusto? Lo sanno bene quelli dell'arci noto alle pagine web cittadine sito di informazione locale Latina Press, per il quale anche lo scrivente ha avuto modo di collaborare (sempre a titolo amichevole) e che è decisamente, dal punto di vista dell'appeal sui social e sui giovani, uno dei meglio piazzati con i numeri. Al di là del valore dell'operato di questo sito in sé, discutiamo di un singolo articolo partendo da un'immagine pubblicata ieri. Il titolo lo vediamo tutti: "Choc a Latina, stranieri fumano crack di giorno davanti la scuola elementare Col di Lana". L'articolo sfida il lettore a leggere di più, senza dubbio. Ma poi ben poche prove, se non una foto di spalle di quattro ragazzi (almeno così pare) che sono da ritenersi stranieri solo perché lo dice l'articolo (per altro non firmato), e il "crack" e le altre droghe da sballo si dovrebbero evincere dalle "testimonianze" di alcuni cittadini, naturalmente anonime anche queste. Ora, nulla esclude che questo fatto sia vero, è certamente verosimile, tutti hanno una storia simile da raccontare. Ma un conto dovrebbe essere riportare una notizia, un altro dovrebbe invece essere quello di riportare un malumore attraverso un'immagine che può dire tutto e niente e zero prove a sostegno che per primo i ragazzi siano effettivamente stranieri; secondo che stiano effettivamente drogandosi; terzo che il fumo che si vede emergere non provenga da una sigaretta elettronica anziché da una pipa di crack. Quali sono gli elementi presentati dal sito? Nessuno. Anzi, in un brevissimo articolo troviamo scritto: 
Choc a Latina: in una foto scattata da alcuni residenti, si vedono quattro giovani stranieri che fumano crack e altre droghe per lo sballo tranquillamente seduti su una panchina di un “parco”  (non è dato a sapersi per quale motivo la parola parco sia virgolettata, quasi il parco sia immaginario, ma andiamo avanti N.d.R) . Tutto questo di mattina, in via Grassi, davanti la scuola elementare Col di Lana, nel cuore del quartiere Nicolosi"
L'articolo prosegue con toni allarmanti annunciando che:
 Il quartiere sta esplodendo di rabbia, «troppo degrado, troppi sbandati e pochissimi controlli»
Sia chiaro, il quartiere in questione è effettivamente degradato ed effettivamente la popolazione è preoccupata, allora starà a voi giudicare se un articolo dai presupposti davvero claudicanti ma con contenuti di verosimiglianza sia oppure no corretta informazione. Molte persone hanno apprezzato, i numeri parlano chiaro. Centianaia di condivisioni, commenti furibondi e pochi che però forse si sono posti la domanda giusta:
"Ma come fa il pubblico di LatinaPress a spaere che quello che sta vedendo vero?" 
Forse ormai, non importa più di tanto. Per quanto ne sappiamo le droghe presenti in questa foto potrebbero essere pure peggiori di quelle descritte, come pure potrebbe essere semplicemente uno che fuma la sigaretta elettronica.

L'Italiano immaginario: il caso del bengalese pestato per un presunto raid "razzista"

Certo, questo è un sito molto popolare e come tale avrebbe la responsabilità di essere credibile. Ma sappiamo come è fatta l'informazione del web, è fatta così "sono ragazzi" come dicevano tempo fa a Striscia la Notizia". A fare incetta di click sono bravi, a volte possono perdere il senso delle cose. 
Ma ecco che lo scorso martedì notte accade un fatto che viene definito "allarmante". Un ragazzo di origini bengalesi di 23anni viene aggredito da un gruppo di persone che prima si qualificano come poliziotti e poi pestano e rapinano il giovane che stava rientrando in un centro di accoglienza per migranti gestito da una coop (la Astrolabio) a Borgo Santa Maria. Passa la notte all'ospedale e il giorno dopo, con i referti in mano, i responsabili della coop portano il ragazzo a denunciare il fatto. Il giorno dopo compare questo articolo sul serissimo sito di informazione: Articolo 21:

Marco Omizzolo
Credo che sia il caso di sottolineare la parola "italiani" usata quasi come aggravante del fatto. La professionalità di un giornalista, scrittore e autore anche di documentari del calibro di Marco Omizzolo non può certamente essere messa in discussione (non dalla mia modesta persona comunque). Ma una domanda sorge spontanea: 



Ma chi glielo ha detto a Omizzolo che gli aggressori erano italiani?

Nell'articolo si legge inoltre che: 

"Tornano i raid razzisti in provincia di Latina. Espressione della peggiore tradizione fascista, che proprio nel Pontino continua ad avere un diffuso appeal, questa volta e per l’ennesima volta a farne le spese è un migrante. Una banda di tre balordi italiani, fingendosi poliziotti, hanno fermato e simulato un controllo su documenti e permesso di soggiorno di un ragazzo bangladese, ospite di un centro Cas gestito dalla coop. Astrolabio". 

Una cosa contenente nell'articolo è certamente vera: questo fatto non poteva essere ignorato anche perché giorni prima c'era stato un aneddoto senz'altro grave: benzina cosparsa contro la porta di un centro per immigrati di Seromenta che aveva causato pochi danni e nessun ferito ma indubbiamente molta paura, oltre a qualcosa su cui riflettere per tutti quanti. Il fatto di questa rapina così come veniva riportata in questo articolo uscito il 15 di febbraio (lo stesso giorno in cui veniva presentata la denuncia, quando ancora nemmeno la polizia sapeva bene cosa fosse successo) dava per certa la matrice razziale con un certo allarmismo cogliendo anche dall'ottima memoria di un giornalista (più volte minacciato per il suo lavoro, questo va doverosamente ricordato) che ovviamente ripercorre una storia del territorio fatta sì di sfruttamenti dei migranti ma anche di violenze e raid punitivi a dire del giornalista assolutamente comuni in questo territorio. 


Anche il sindaco vede il "lupo"

Come non bastasse, anche il sindaco di Latina (che non è solito intervenire ad ogni rapina che si verifica nella sua città) conferisce ancora maggiore spessore al fatto "sicuramente razzista" con questa dichiarazione riportata sempre dal sito "Articolo 21": 


"La notizia dell’aggressione del ragazzo ospite del centro immigrati di Borgo Santa Maria è un fatto di grave intolleranza che mi sento di condannare a nome dell’Amministrazione e di tutta la comunità che rappresento. Un vile atto di violenza che sembra avere i contorni e la natura di un odioso episodio di razzismo. Per questo è necessario il massimo impegno da parte degli organi preposti per chiarire i fatti, per individuare e colpire i responsabili. Riflettano coloro che ogni giorno alimentano la fobia contro gli immigrati, si rendano conto di quale responsabilità si assume chi semina paura, chi rappresenta ogni migrante come un pericolo o un nemico e, così facendo alimenta un clima di intolleranza e di odio in cui può accadere ogni orrore (Damiano Coletta, sindaco di Latina) 

Ramanzine e allarmismi troppo precoci? 

Solo poche ore dopo, il 16 di febbraio (data in cui viene redatto questo blog), la Squadra Mobile di Latina congiuntamente con il dirigente della Digos Walter Dian indicono una conferenza stampa per spiegare come sono andati i fatti. Si racconta di un cittadino romeno con diversi precedenti analoghi a questo messo in stato di fermo perché riconosciuto dalle vittime. Dian aggiunge inoltre che:


 "Non è emerso nessun elemento di razzismo dietro questa vicenda. Si è trattato di un caso di normale criminalità"
(Waletr Dian, dirigente della Digos)

Nel caso non bastino queste parole, ecco un estratto video della conferenza stampa.

La favola di "al lupo al lupo"

Insomma, nemmeno in questo caso si può dire che chi ha riferito tempestivamente i fatti, istituzioni comprese, sapesse veramente cosa era successo. Non potevano, perché la denuncia quasi non era stata nemmeno presentata. Ma il quadro che era stato presentato era grave, potenzialmente esplosivo se si pensa ai fatti di Macerata. E allora, con le parole del dirigente della Digos, chiamato appositamente ad indagare su un fatto che stava destando allarme sociale, chi fa cronaca non può avere la certezza, ma quantomeno ha dei buoni elementi perché supportato da una persona di esperienza e capacità nel proprio mestiere. Se cercherete informazioni su questi fatti scoprire te che, in confronto a quanto affermato a "botta calda": 

  1. I rapinatori non erano 3 ma bensì 4, due dei quali a volto coperto
  2. Almeno il primo che è stato catturato è certamente romeno e se le accuse che sono state mosse contro di lui verranno confermate potrebbe essere il capo della banda
  3. Non possiamo sapere la nazionalità degli altri aggressori ma la polizia sospetta che si tratti di persone vicine all'arrestato. 
E allora, con tutto il rispetto che si deve ad un grande professionista come Omizzolo e ad una carica importante come il sindaco di Latina, che significato potrebbero avere le loro parole qualora si dovesse venire a sapere che nulla di quanto si credeva inizialmente certo è in realtà avvenuto? 

Può essere che in seguito la matrice razzista di queste aggressioni venga appurata da fatti successivi. Ma se così non fosse, il sospetto che sia a destra che a sinistra si urli troppo e quasi sempre troppo alla svelta dovrebbe iniziare a far riflettere i facili commentatori del web.



lunedì 12 febbraio 2018

Caro Emanuele Di Russo, "parziale" ci sarà lei...


Una sequenza del filmato sul carnevale 2018 di Latina
Oggi un consigliere comunale di maggioranza, tale Emanuele Di Russo mi ha molto arbitrariamente e leggiadramente accusato di fare “informazione parziale”. La cosa è successa questa mattina. Il tutto per il filmato della festa di carnevale dove, a suo dire, avrei dovuto riprendere tutto e tutti per far capire in maniera totale come si era svolta la festa di qualche ora fa, come se il Comune di Latina non avesse già dei propri canali di comunicazione per dire cosa fa e quale è il programma di un evento. 
Emanuele Di Russo durante l'evento di carnevale
Come se l’evento non sia stato affidato a qualcuno che immagino avrà percepito dei soldi per le installazioni mentre io, piccolo e modestissimo cronista, posso solo offrire un punto di vista di quello che ho avuto modo di vedere. Tanto per dirne una, per “comunicare” in via ufficiale quello che sarebbe stato il contenuto di questa festa, la commissione cultura ha speso più di 750euro in gettoni di presenza per annunciare eventi di spessore come il “truccabimbi, il giocoliere e l’animazione”. Cose che probabilmente gli organizzatori non prenderebbero per il compleanno dei loro figli ma per i vostri andavano benissimo. 

La contestazione sugli animatori africani

E poi, c’era la presenza, tanto contestata, di richiedenti asilo di origine africana che ormai sono presenti in qualsiasi festa, banchetto o ricevimento un po’ per fare pubblico grazie alla collaborazione della coop di turno. Nulla di male, si intenda, sicuramente c'è un elemento di integrazione importante da valutare in tutto questo. Ma dal Capodanno alla festa dei migranti, passando per il Natale e il banchetto con i senzatetto è innegabile che la presenza dei ragazzi di varie cooperative è stata costante e certamente allegra.  

Il carnevale a ritmo di "Mask Off"

Il rapper "Future"
Su questo non ho molto da dire, però una domanda ve la vorrei fare: 

Ma qualcuno si è soffermato ad ascoltare quello che cantavano davanti ai vostri figli quel giorno? 


La canzone si chiama “Mask off”, proposto da un capofila della scena “trap” americana che i cultori conoscono con il nome di “Future” (al secolo Nayvadius D. Wilburn). Il tema della canzone è interessante e non so quanto sia stato riprodotto fedelmente dall’animatore del carnevale pontino perché il mio inglese era più o meno arrugginito quanto il suo, per cui certe parti non erano chiarissime. Sostanzialmente però, la canzone originale parla delle vicende di una gang che a quanto pare deve fare “una rapina in banca” il tutto al grido dell’inciso in cui si sente: “Segui l’assegno, non seguire mai una puttana" (“Chase a check, never chase a bitch”) e poi ad un certo punto si parla di un carico di droga “che sembra di stare in Perù”. Ora, ho sentito qualcuno dire che tale manifestazione è stata una bellissima occasione per un interscambio culturale, ma a meno che io non mi sbagli, il rap (e meglio ancora il trap) è americano non africano. Inoltre, il valore educativo e culturale di tale manifestazione, tanto sbandierato, mi pare tutto da verificare. Sarebbe interessante sapere chi ha inserito nell’elenco delle musiche da riprodurre (basterebbe vedere l’elenco della SIAE) questa bella canzoncina e chi ha verificato il contenuto delle animazioni offerte. Fermo restando che parolacce o meno (e lo scrivente non si può certo definire un bacchettone della musica), comunque imparare una lingua è sempre cosa buona e giusta, ma più che del colore della pelle degli animatori, onestamente mi aspettavo che si parlasse del contenuto della manifestazione in sé, che è stato scadente, non solo inutile, ma forse anche ai confini del dannoso.

Riti boldriniani e donne definite "puttane"
e il rispetto per chi racconta ormai perduto 

Ora, nel Comune in cui la cultura boldriniana della correttezza nelle parole e del rispetto per la donna dovrebbe essere un faro - è stata l'assessora Patrizia Ciccarelli, delegata ai servizi sociali ad importare la buona creanza di usare l'accezione femminile anche nei ruoli istituzionali - una presa di responsabilità in merito a questa manifestazione si potrebbe pure prendere. Il problema era il colore della pelle degli animatori (a volte definite scimmie in alcuni commenti vergognosi che mi è capitato di leggere)? Assolutamente no. Ma la qualità dell'evento era molto più che scadente. 
E' ora di dirlo, senza troppi giri di parole. Come pure è ora di dire che il rispetto per chi fa questo mestiere (quello di raccontare i fatti della nostra città) è andato ormai completamente perduto nel nulla. E infatti, lì per lì quasi non me la sono presa quando qualcuno ha osato dire che il mio lavoro fosse "parziale" quasi a sostegno di una tesi preconfezionata. Ma no caro Emanuele Di Russo, parziale è lei e deve pure esserlo, perché porta lo stemma di un movimento politico e ci crede. Fa bene ad esserlo, non c'è nulla di male. Ma questo mestiere è una cosa diversa, quando ci si alza la mattina non lo sappiamo mica chi ha ragione, vediamo quello che succede e raccontiamo quello che vediamo. In questo mestiere, naturalmente, io non sono nessuno, per carità. La mia è solo una modestissima opinione. Ma credo che sarebbe ora di recuperare quel minimo di rispetto che si deve a chi fa molti sacrifici per fare questo lavoro e non sbattere così, come se nulla fosse, il giudizio di parzialità dove fa più comodo. Lungi da me da voler polemizzare con chicchessia e raramente rispondo in prima persona. Ma oggi il suo giudizio è stato talmente grave quanto leggiadro che credo che lei e molti come lei ci abbiano preso troppo l'abitudine. E questo, per il mestiere che amo, proprio appare intollerabile
Le auguro buon lavoro per il bene di tutti, ribadendole che questo evento che avete organizzato, almeno nella parte in cui ho assistito, non era valido nemmeno per una sagra paesana in una degradata periferia di un paese in via di sviluppo. Questa è la mia opinione, indipendentemente dal colore della pelle di chi ha cercato di animare sul palco con esibizioni di valore artistico tutto da discutere. Sarebbe apprezzabile a questo punto sapere quanto è stato speso per questa sagretta di paese e per propinare musica trap (che invece può sicuramente avere un valore artistico nel suo giusto contesto) ai bambini vestiti da uomo ragno o da principessa in un tranquillo pomeriggio di carnevale. 

Rinnovo la mia stima e i miei saluti.

Ps. Vorrei aggiungere una sola cosa a tutto questo: il mio giudizio salva assolutamente gli animatori (sia professionisti che improvvisati) che hanno fatto di tutto per far divertire i bambini. Loro sono stati stupendi. Ma il budget, la scarsità di idee e il cattivo gusto regnante nella festa non hanno lasciato scampo al loro lavoro.