venerdì 27 novembre 2015

Calandrini, la "bella statuina" che studia da sindaco



Prendiamo lo Statuto del Comune di Latina, che è un po’ la Costituzione di una città. Titolo quarto, capo primo e secondo, articoli 66 e 67.

I consigli immortali

Si parla di decentramento amministrativo e di circoscrizioni. Si legge: “i Consigli di Circoscrizione sono Organi rappresentativi delle esigenze della comunità della Circoscrizione nell’ambito dell’unità del Comune”. Molti se li ricordano con affetto i cari, vecchi, consigli di circoscrizione, vera palestra politica per i giovani, capace di raccogliere le istanze dei territori come nessun altro organo. Peccato che, per i comuni al di sotto dei 250 mila abitanti, siano stati aboliti nel 2011, per cui, non si capisce come mai siano ancora descritte nello Statuto cittadino.

Non è una città per giovani

Nicola Calandrini 
Continuando a scorrere ci si trova davanti all’articolo 77 bis: “consiglio comunale dei ragazzi”. A “scopo di favorire la partecipazione dei ragazzi e delle ragazze” lo Statuto prevedeva un consiglio comunale con tanto di liste, voti e proposte da portare al consiglio comunale dei senior. Lo strumento appariva forse troppo simile al consiglio dei “grandi” ed è stato luogo di militanza anche di alcuni giovani rampanti di destra e di sinistra. Ma oggi è stato completamente dimenticato, tranne che dallo Statuto. Ormai, i ragazzi che lo hanno composto saranno padri, alcuni addirittura nonni tra poco. Ma non si è deciso cosa farne di questo strumento che però resta lì, sulla carta.

Il difensore civico
che non c’è

E che dire della solenne istituzione – all’articolo 82 dello Statuto del Comune – della figura del “Difensore Civico”. Così si legge ancora nello Statuto: “È istituita la figura del Difensore Civico del Comune di Latina”. “Il Difensore Civico – recita lo Statuto al comma 2 dell’articolo 82 - è nominato dal Consiglio Comunale a maggioranza qualificata dei due terzi in prima votazione ed assoluta per la seconda, tra persone di comprovata capacità moralità e saggezza. Egli potrà promuovere ogni azione che riterrà utile, avvalendosi delle strutture comunali compresa l'avvocatura, volte a garantire la buona Amministrazione e la trasparenza degli atti”. Di questa figura a Latina non si è mai vista nemmeno l’ombra, né risulta se ne sia mai seriamente parlato.

Lo Statuto di cartaccia

Lo Statuto Comunale di Latina è tutto un susseguirsi di buone intenzioni mancate e di aggiornamenti clamorosamente omessi, come se la Carta non interessi proprio a nessuno. Ma a chi avrebbe dovuto molto interessare questo documento in tutti questi anni? Uno dei politici che più di ogni altro aveva responsabilità sullo Statuto Comunale è stato di certo Nicola Calandrini, ex presidente  del consiglio comunale nel secondo mandato Zaccheo e in quello di Giovanni Di Giorgi, ras di consensi a Latina Scalo e tra i consiglieri più votati dell’ultimo ventennio. Lui aveva un ruolo istituzionale doppio per vigilare sul comportamento (a volte davvero incredibile) dei consiglieri comunali in aula e nelle inutilissime commissioni consiliari, che spesso si riunivano a vuoto ma che facevano sprecare l’ira di dio in gettoni alle casse comunali (almeno 240 mila euro l’anno).

Il doppio ruolo sprecato

Ma Calandrini non è stato solo presidente del Consiglio Comunale, ma anche reggente di una commissione che si riuniva raramente e mai a vuoto (questo si può dire tranquillamente) come quella di Affari Istituzionali. Da questa commissione sono venute le uniche modifiche fatte recentemente nello Statuto in materia di referendum propositivi e sui lavori d’aula (istituendo finalmente il Question Time che in altri comuni a noi vicini c’è da decenni). Lungi dall’essere un grande successo, nemmeno questi piccoli passi avanti sono stati comunque tutta farina del sacco di Calandrini. Ci sono volute le firme e l’attenzione di comitati cittadini per far ottenere questo diritto (per ora solo virtuale) alla cittadinanza di Latina.

Regolamenti abbandonati

Si stenda, poi, un velo pietoso, sulla marea di regolamenti in blocco che non sono mai stati presentati, come quello sul commercio, quello sui campeggi, le antenne telefoniche, il piano del colore o addirittura il regolamento edilizio, che è stato messo in cantiere dal commissario Nardone e continuato (ma non si sa se sarà concluso) da Barbato. Quello di Calandrini era uno dei ruoli politicamente più importanti ed economicamente meglio retribuiti a cui si poteva ambire nel panorama della politica locale. Ma come presidente, in tutti questi anni, non ha mai fatto quasi nulla, e francamente si vede. Il viaggio nei borghi e nei quartieri di Calandrini in versione aspirante sindaco, quindi, assume un significato quasi incredibile e i cittadini, prima ancora di sapere quale “visione” ha Calandrini per il futuro della città, dovrebbero domandare cosa ha fatto in tutto questo tempo quando ha avuto in mano uno dei ruoli più importanti della politica cittadina. Non c’è bisogno di fare molte ipotesi, basta guardare lo Statuto per capire che questo votatissimo commercialista, nel suo ruolo, non ha fatto granché. Ma forse quasi un decennio di potere non bastava, aveva bisogno di più tempo.

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