lunedì 2 novembre 2015

Il piccolo Emilio vs la burocrazia internazionale


Emilio Maffia con la mamma nelle filippine 


(Estratto da "Il Giornale di Latina" 1/11/2015)


Nonostante il padre Renato sia stato riconosciuto come tale appena sette giorni dopo la nascita del piccolo Emilio, il governo italiano, non ne vuole sapere di riconoscere Emilio Natad Maffia come cittadino italiano.

Il parere dell’ambasciata
italiana a Manila

I documento dell'ambasciata italiana a Manila
pubblicati in anteprima da "il Giornale di Latina"
 il primo di novembre
E in particolare, l’ambasciata italiana a Manila, sembra osteggiare questo ricongiungimento familiare. Se non altro perché alle pratiche giunte in Italia a marzo, l’ambasciatore (o chi per lui) ha fatto allegare una comunicazione che evidentemente ha lasciato molti dubbi agli uffici comunali, in quanto è da marzo che non rispondono alle richieste di Renato, se non con documentazione incompleta ed illegittima.
Una strana comunicazione
La lettera che l’ambasciata ha mandato al Comune di Latina, oltre che alla prefettura e al Ministero degli Esteri era riservata. Ma “Il Giornale di Latina” è riuscito comunque ad ottenerla e il contenuto di questa lettera è oltremodo sconcertante. L’ambasciata italiana a Manila, infatti, mette in guardia l’ufficio di Stato Civile che il 2 marzo di quest’anno si ritrovava questa lettera sulla scrivania e che avrebbe potuto dover affrontare la richiesta di Renato Maffia di iscrivere il figlio nel suddetto ufficio.

“Documenti filippini
inaffidabili”

“Il riconoscimento e la contestuale richiesta di cittadinanza sarebbero dettate da ragioni mediche – spiega la lettera che poi prosegue – non è sufficiente rispetto a tal fine, la dichiarazione dell’evento resa alle autorità filippine, che usano rilasciare i relativi certificati unicamente sulla base delle semplici dichiarazioni rese dall’informante, in questo caso la madre stessa”. Ovvero, non bastano le dichiarazioni della madre e di colui che si presenta come tale, secondo l’ambasciata italiana. Anche perché “premesso che la Sede opera in un Paese notoriamente esposto a rischi di sensibile natura e ad una diffusa circolazione di documenti inattendibili, si è provveduto ad effettuare accertamenti del caso”. Insomma, i documenti, nonostante siano stati riconosciuti anche dall’ambasciata filippina in Italia, potrebbero non essere affidabili.

“Le difficoltà della legge
filippina”

Inoltre, l’ambasciata italiana a Manila ci tiene a sottolineare un altro profilo di criticità: la legge filippina. La signora Annaliza, infatti, è già coniugata e nelle filippine non c’è una legge per il divorzio. Il signor Hedgar Hontucan Go è il marito di Annaliza. Ma lei non lo vede da ben 12 anni. Nel frattempo ha avuto un’altra figlia in una precedente relazione ed ora ha il piccolo Emilio. “Affinché il Maffia possa riconoscere il figlio che afferma essere suo, sarà necessario un atto di disconoscimento del signor Go” anche perché “altrimenti sia il signor Maffia che la signora Natad si troverebbero esposti ad un procedimento penale per adulterio”. Insomma, l’ambasciata italiana ragiona con le leggi filippine ma non ne riconosce gli atti.

Quel piantagrane di Maffia

Alla fine, la lettera prende anche una piega molto bizzarra, quando l’ambasciata scrive al Comune di Latina che “il rilievo che si è cercato di dare alla vicenda appare piuttosto immotivato, del resto, non può non rilevarsi che il signor Maffia appaia in ogni caso incline a dare il massimo risalto possibile ad avvenimento che lo riguardano, come mostra qualche articolo di stampa su una vicenda concernente la mancata assegnazione di un alloggio popolare per il quale Maffia si sarebbe incatenato presso i locali della Procura di Latina”. Insomma, Renato è uno che fa un po’ di sceneggiate quando si tratta di questioni come casa e famiglia. E del resto, la casa popolare – a sentire lui – l’avrebbe ottenuta.

L’ambasciata invitata alla prudenza. Ma chi è il
responsabile della salute del bambino? 

L’ambasciata italiana nelle filippine conclude raccomandando prudenza per non generare “situazioni che in prospettiva possono creare problemi di ordine pubblico”. Da marzo di quest’anno, il Comune di Latina è a conoscenza di questa situazione. Ed è sempre da marzo che, in assenza di una risposta, sul Comune di Latina e sul commissario Barbato (che aveva promesso che mai e poi mai avrebbe fatto uscire dagli uffici da lui diretti atti illegittimi) grava la responsabilità sul bambino in precarie condizioni di vivibilità. Perché cosa accadrebbe se le condizioni  del piccolo si dovessero aggravare? O se peggio, dovesse morire? Di chi sarà la responsabilità allora?

La battaglia per Emilio

Dalla pagina Facebook dell'imprenditore Berardi
Un momento dell'incontro di sabato
per aiutare il piccolo Emilio Maffia
Per sempre più persone, la vicenda del piccolo Emilio Maffia, il bimbo cardiopatico di quattordici mesi prigioniero della burocrazia nelle Filippine non ha più bisogno di presentazioni. L’associazione Aps insieme ai responsabili della pagina Facebook “Breaking News Latina” (che in genere è un sito satirico che parla dell’attualità locale ma che ha preso a cuore la vicenda) hanno congiuntamente organizzato un incontro per trovare il modo di aiutare Emilio Maffia e suo padre, il cittadino di Latina Renato Maffia, che sta affrontando molte difficoltà per pagare le visite settimanali, i farmaci e il sostentamento del figlio nelle Filippine (paese dal quale per via di un cavillo burocratico non può espatriare e dove il servizio sanitario è completamente a pagamento). Alla riunione erano presenti esponenti della società civile, legali e rappresentanti di associazioni di consumatori (che hanno annunciato la messa in mora del Comune per le lungaggini e le illegittime risposte date al padre in questi sei mesi di richieste), oltre ad esperti in materia di Stato Civile. E c’era, anche molto partecipativo, l’imprenditore Roberto Berardi che ha annunciato una battaglia senza quartiere per portare il bambino a casa. Ha già duramente attaccato l’ambasciatore italiano a Manila e il governo italiano. “Mi vengono i brividi a pensare che tutta questa situazione si è venuta a generare per via di una comunicazione dell’ambasciatore a Manila. Ne parleremo presto” ha detto Berardi. C’erano anche alcuni attori che si sono detti disponibili a replicare appositamente per una raccolta di fondi per Emilio alcuni dei loro spettacoli, mentre si preparano in collaborazione con la Croce Rossa Italina, dei salvadanai da distribuire in centro per aiutare il piccolo Emilio Maffia. Presto verrà aperta anche una sottoscrizione e molte forze pensanti si stanno radunando intorno al destino di questo piccolo cittadino italiano che la burocrazia italiana respinge. La battaglia, di fatto, sta per entrare nel vivo.

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