giovedì 26 novembre 2015

Le "pazze" primarie del Pd di Latina (Video)




Il presidente di seggio alle primarie Pd del 22 novembre agita un documento
rotto in due che si pretendeva dovesse essere considerato valido

Sono le 20:30 circa al centro Arca Enel, di fianco alla chiesa di Santa Maria Goretti a Latina.


Non è un giorno qualsiasi ma è il 22 di novembre e si tengono le primarie del Pd, quelle di cui tutti parlano e che hanno visto l’uno contro l’altro il candidato moscardelliano Paolo Galante, manager del Foro Appio Hotel contro Enrico Forte, consigliere regionale e dirigente dem in provincia.
E’ una lotta tra due anime e per tutti i giorni precedenti hanno serpeggiato polemiche e sospetti e il clima è quanto mai caldo. Sono le 20:30 quando una signora di circa cinquant’anni si presenta al seggio accompagnata da Massimiliano Carnevale, figlio di Aristide che è stato un silenziosissimo consigliere comunale della giunta Di Giorgi per il Pd e, come il figlio, ha un passato democristiano (proprio come Forte). Ma sostiene Galante e in quel momento, di voti ce ne sono tre in ballo, madre e due figli.
Carnevale fa avanti e indietro dall’esterno della sala fino alle urne, si prodiga per tutti, documenti alla mano indica. Più solerte di lui solo Valentina Pappacena, attivista moscardelliana (oggi ritirata dalla politica) che, taccuino alla mano e telefono sempre acceso, macinano voti e persone che portano direttamente all’urna.
 Le carte d’identità volano, passano di mano, qualche breve istruzione e poi via, il gioco è fatto. Insieme il loro impegno congiunto peserà e molto. Si batteranno su ogni singolo voto e alla fine, c’è chi dice che abbiano portato diverse centinaia di voti a favore di Galante.

“Io so il numero preciso dei miei votanti, miei personali, per mio impegno”
rivela la Pappacena su Facebook.
E sapere esattamente quanti hanno votato come gli è stato detto è frutto di un lavoro certosino fatto di telefonate, di impegni, di segnalazioni e solerzia.Tutto procede bene, tutti votano e il clima per Galante è elettrico. Ad un certo punto: il dramma. Un giovanotto non può votare.  Il suo documento è ridotto a brandelli, ma Carnevale non ci sta. Protesta contro chi sta al seggio “ma come no, guardi, il documento è diviso a metà ma si capisce, mi sembra assurdo” dice. Dopo aver fatto un paio di volte avanti e indietro alla fine interviene il presidente del seggio, una signora con un maglione rosso e con poca voglia di discutere. “Senta – gli dice – lei è qui dalle otto del mattino che insiste. Ma non possiamo accettarlo un documento in questo stato”  afferma ad alta voce sventolando un pezzo della carta d’identità nella mano destra e l’altra nella mano sinistra a dimostrazione che non si tiene per niente insieme.  Al seggio arrivano in blocco Paolo Galante (il signor candidato), il senatore Claudio Moscardelli, un paio di gregari e qualche curioso. “Non c’è bisogno di alzare la voce – dice Moscardelli – stiamo calmi”. “Senti Claudio – gli dice la signora – il fatto che ti metta in mezzo in una cosa del genere mi sembra davvero…lasciamo stare va”.
E poi si rivolge a tutti “io sono per la legalità, chiaro?”. Il senatore Moscardelli si schernisce: “sì, ma non la usiamo a sproposito questa parola – avverte – altrimenti mi agito anche io, stiamo calmi”.
Vi da fastidio che vogliamo far valere il diritto di voto di tutti quanti?” dice l’infaticabile Carnevale che poi si defila. Un ragazzo con la tuta ha portato dello scotch da pacchi trasparente e i due cercano di rimettere il disgraziato documento del giovane insieme, il tutto davanti ai seggi del voto.
Moscardelli capisce che stanno dando spettacolo e allora si avvicina e gli dice di smetterla “ma scusa, abbi pazienza” insiste Carnevale. Ma anche il ragazzo con il nastro isolante capisce che è troppo, prende i pezzi del documento e si defila rapidamente.
 E il dramma alla fine si è consumato, l’elettore, che sicuramente non vedeva l’ora di esercitare a pieno il suo diritto di voto, non ha più potuto votare, ma fortunatamente i suoi congiunti sì.
La democrazia, in fondo, vince sempre.

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