venerdì 20 novembre 2015

Non deridete il "cane eroe" simbolo di speranza

I simboli sono importanti. Lo sanno bene quelli dell'Isis, che hanno messo in fila una serie di macabri esperimenti di morte dove le più assurde fantasie vengono messe in scena. 

Un set hollywoodiano di sangue e terrore

Immagini delle esecuzioni dell'Isis
Quante volte ci siamo domandati, nel nostro intimo come deve essere terribile morire annegati dentro una gabbia; come deve essere venire bruciati vivi, colpiti da un razzo dentro un'autovettura, decapitati da un'esplosione. Sono incubi da svegli, paure ataviche che prima o poi toccano i nostri pensieri. Chiunque sia dietro a questa organizzazione lo sa, e di fatto interpreta nella maniera più orrenda e cinematografica il paesaggio della punizione Divina. Lo fa con un linguaggio che noi possiamo comprendere e temere. Cerca di
spaventarci.
La famosa foto dell'uomo che
non fa il saluto nazista

Le folle che tolgono la speranza

Adunata nazista
I simboli sono importanti perché possono togliere la speranza, come sapevano bene i nazisti che nelle loro oceaniche adunate facevano sventolare giganteschi vessilli e radunavano tutti in cerchio intorno al capo, attaccati gli uni agli altri. E costringeva la gente ad un saluto
particolare che legasse tutti i presenti a quel destino come una promessa. Sapevano, i nazisti, che il popolo tedesco non giura invano. Sapevano che appartenere a qualcosa è importante. Questo è tanto vero che quel giorno in cui una persona, per un motivo o per l'altro, non ha salutato in mezzo a tutta la massa di braccia tese è passato alla storia. Anche quello era un simbolo, il simbolo di un saluto mancato, tra la folla della schiacciante maggioranza.
Una piazza di "Littoria" oggi Latina

le piazze del regime

Lo sapevano gli architetti e gli ingegneri del regime che le piazze dovevano essere ampie e dovevano costringere le persone a passare in mezzo, senza rifugi ai lati, con i palazzi del governo che, immanenti,
sembravano vedere tutto. I simboli tolgono l'aria, annientano il pensiero, sono capaci di cancellare o aumentare la paura in maniera esponenziale.

Simboli di speranza

Ma danno anche speranza, e sono in grado di farci capire che c'è qualcosa che va più in là di noi, per cui vale la pena combattere. Per questo mi dispiaccio che si derida il "cane eroe", il pastore tedesco ucciso nella sparatoria di St.Denis. Perché quel cane, anche se è "solo un cane" è anche un simbolo. Le deviazioni
Il cane Diesel
animaliste e le esagerazioni non posso consentire a qualcuno di dire che "si piange più per il cane che per le vittime". Il cane è un simbolo di quel coraggio battagliero e disinteressato, senza timore e senza coscienza. "L'amore per gli animali e l'odio persone sono una pessima combinazione" diceva Konrad Lorenz, e aveva ragione. Per cui, ci saranno sempre sciocchezze di riserva per coloro che hanno voglia di spararle. Ma non si può sottovalutare il valore simbolico di un cane eroe.
Il corpo imbalsamato di "Cher Amì" 

Cher Amì non è "solo un piccione"


Nell'ottobre del 1918, si decideva la sorte della 77esima divisione (detta anche "la Divisione perduta") dell'esercito americano impegnata nella battaglia delle Argonne, durante la prima guerra mondiale. Intrappolati dal semicerchio offensivo dell'esercito tedesco, con alle spalle una insormontabile depressione rocciosa e sotto il tiro di artiglieria degli stessi alleati che ignoravano la loro posizione. Una situazione che poteva rappresentare solo la morte o la prigionia per i soldati che la subivano. Cher Ami (caro amico in francese) era un piccione portamessaggi femmina in dotazione all'esercito. I soldati del 77esimo avevano già lanciato altri due sos ma entrambi i piccioni furono abbattuti. Restava solo lei, Cher Ami. "Ci troviamo lungo la strada parallela alle coordinate
276,4. La nostra stessa artiglieria sta effettuando uno sbarramento proprio sopra di noi. Per l'amor di Dio, fermatevi” questo era il messaggio. Cher Ami si alzò in volo tra il rombo delle bombe e il fischio dei proiettili che cercavano di centrarlo. E dopo aver schivati numerosi colpi venne ferita al petto, alla zampa e all’occhio. Nonostante le ferite, il piccione percorse le 25 miglia che la speravano dal quartier generale in soli 65 minuti. E il comando sposto il tiro, permettendo a poco meno di duecento uomini di salvarsi la vita. I medici militari fecero di tutto per salvare la vita all’animale e ci riuscirono. E nonostante fosse “solo un piccione” l’esercito americano conferì ugualmente la “croix de Guerre” per le dodici missioni concluse con successo e il numero di vite e di informazioni che aveva salvato e trasportato. Morì tra il cordoglio di tanti nel giugno del 1919 per le ferite riportate in battaglia che l’avevano irrimediabilmente minata. Era solo un piccione, è vero. E non aveva coscienza dell’importanza dei suoi gesti. Ma gli eroi, possono anche essere incoscienti.

I simboli sono ancora importanti

I simboli sono ancora importanti, anche per noi, se potete, non derideteli. E se proprio non riuscite a farne a meno pensate se voi sareste riusciti, con tutto il vostro sarcasmo e il vostro giudizio, a fare altrettanto. L’umiltà vi dovrebbe risorgere, anche di fronte ad un gesto di incosciente eroismo. 

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