mercoledì 18 novembre 2015

Come gatto e gatto: Forte e Moscardelli, storia di uno scontro


Enrico Forte e Claudio Moscardelli


Quale degli dei, li spinse alla disputa?(Iliade) 

Certo, lui parlava dei “migliori” tra i greci della leggenda. 
Qui si parla delle primarie del Pd di Latina, quindi è giusto fin da subito ridimensionare. 
Ma la domanda rimane, seppur ridimensionata: come hanno fatto le due principali anime del Pd pontino ad arrivare allo scontro diretto? Per molti osservatori era inevitabile...

Forte, nato come strumento di Moscardelli

Sin dal momento in cui Moscardelli decise di usare Enrico Forte come oppositore a quel tanto osteggiato Giorgio De Marchis per la carica di consigliere regionale qualcuno aveva profetizzato: “Non durerà il loro Idilio”. E in effetti, sembra che fin da quella campagna elettorale avvenuta ormai anni fa e nella quale prevalse Enrico Forte per soli 16 voti su De Marchis, già il seme dell’astio tra i due fosse stato seppellito, pronto a germogliare. Anni di piccole azioni di guerriglia, di sorrisi forzati, di occhiatacce, per arrivare ad uno scontro che rischia di spaccare in due il Pd  (l’unico partito attualmente in piedi non solo da noi, ma in tutto lo scenario nazionale). 

Gatti furiosi

La lite tra i due si  potrebbe paragonare a quella tra due gatti che litigano per strada. Sarà capitato a molti di vedere la scena: i due felini restano fronte a fronte a minacciarsi per lunghissimo tempo, a volte per ore. Nessuno dei due ha veramente voglia di attaccare, temendo di restare ferito. Ma nessuno dei due vuole voltarsi ed andarsene. I gatti lo sanno che se si voltano espongono ad un facile attacco il loro fianco e il ventre. Per questo motivo, nessuno dei due desiste, sebbene nessuno dei due voglia seriamente lottare. E forse è proprio così che è andata tra i due. Enrico Forte ha fatto vedere le sue carte a febbraio di quest’anno. Si è mostrato alla città portando il verbo della Regione su rifiuti e urbanistica, due temi caldissimi della nostra storia recente. 

Complicare la facile vittoria 

Due temi con i quali la giunta Di Giorgio di centrodestra ha combinato disastri: un gol a porta vuota. Forte si propone di segnarlo, ma il partito non lo segue, non si fida. Il caso del commissariamento di Priverno con la caduta del sindaco Angelo Delogu aumenta i sospetti su una possibile trattativa tra Forte e l’entourage moscardelliano, la tensione sale. E nonostante Enrico Forte nel proporsi non usi mai la frase “mi candido” si aspetta che la segreteria provinciale lo proponga. Ma La Penna and co. sono espressione pura di Moscardelli, ormai è conclamato. E nessuno si muove. Anzi spunta un nome, quello di Francesco Damiani, grande amico di Moscardelli. 

"L'insulto" di Moscardelli

Francesco Damiani 
“Lui sì che può fare il sindaco” dice Moscardelli preferendo il bancario al posto del consigliere regionale. Nel linguaggio della politica questo è chiaramente un insulto. Enrico Forte la prende male, e da che la sua presenza nel panorama pontino appariva quasi un modo per poter dire la sua su una possibile futura candidatura, decide di non demordere e resta al suo posto di candidato. “Forte non si candida davvero - dicevano in molti tra i moscardelliani - mollerà, fa sempre così”. Ma ormai sia Moscardelli che Forte sono l’uno di fronte all’altro. Entrambi logorati (Moscardelli di più, se non altro per anzianità al vertice del Pd), e con poca voglia di combattere. Moscardelli fa una mossa che dal suo punto di vista doveva essergli sembrato un vero e proprio ramoscello d’ulivo: candida Paolo galante, amico di Enrico Forte. “Sarà un candidato che Enrico non potrà rifiutare” dice Moscardelli. 
Paolo Galante 
E Forte glissa, fa buon viso a cattivo gioco. Ma ormai è andato troppo lontano, e se fa un passo indietro per un candidato oggettivamente deboluccio come Galante i suoi faranno a meno di lui. Forte rilancia, si mette di traverso pure contro Galante. Non hanno parlato la stessa lingua, non si sono capiti. 

L'insanabile frattura

E’ stata il dio Caos, il pallino della politica, la possibilità di segnare quel gol a porta vuota o il demone del rischio la divinità a mettere le due anime del Pd pontino l’una contro l’altra. Questo e molto altro ed ora solo una cosa è certa, chi perde, perde molto, forse tutto in questo confronto che è un incrocio tra una guerra e una partita di calcio. E, come diceva Churchill “gli italiani
perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio”. E questo non fa altro che complicare la situazione.

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