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Giuseppe Di Rubbo (ex assessore all'urbanistica di Forza Italia) |
Tra i tanti commenti emersi dalla polemica per la
destinazione d’uso dello stadio Francioni due in particolare spiccano per
importanza. Quello dell’ex super-ultra dirigente all’urbanistica Rino Monti
(responsabile unico di molti tra i più importanti procedimenti urbanistici
della città, ex direttore generale ed ex super dirigente dell’area edilizia
pubblica e privata e molto altro) e di Giuseppe Di Rubbo. Il quotidiano “Il
Messaggero” ha intervistato Rino Monti sulla situazione dello stadio e lui ha
risposto dalla sua località di vacanza sminuendo decisamente il problema: “per
me è tutto regolare, ma in caso ci siano problemi, basta rivolgersi
all’articolo 1 bis, comma 2 lettera A del piano casa e si risolve tutto senza
perdere nemmeno un minuto”. C’è da scusarsi per il fitto intreccio di indirizzi
tecnici e normativi per mostrare la soluzione, ma secondo Monti questa procedura
“lineare” era proprio l’alchimia giusta per risolvere il problema. In molti
lettori avranno avuto uno sbandamento e forse anche il commissario prefettizio
Barbato. Si vede che non ha capito bene nemmeno lui perché solo pochi giorni fa
fonti comunali hanno smentito che questo modo di procedere sia percorribile.
Chi vivrà vedrà, ma se questa era la soluzione “semplice” con la quale non si
perde “nemmeno un minuto” al lettore non resta che domandarsi cosa succederà
quando si troverà la soluzione con la quale almeno un minutino bisognerà
spenderlo. Comunque vadano le cose, la formula per ora non ha convinto e
allora, si passa dalla tecnica alla politica. Ed interviene Di Rubbo con una
dichiarazione che in pratica spiegava che così come lo si vede, il piano vale
quando lo stadio non sarà più in R3 ma verrà spostato con una nuova struttura
altrove. Insomma, è un piano con dei parametri “futuri” quello messo su nel
comparto Prampolini. Praticamente è un piano veggente. Solo che il piano con lo
“stadio a scomparsa” (un po’ come le isole ecologiche in centro) è stato
allagato fin da subito di verde pubblico, mentre il Comune metteva nel piano
delle alienazioni il parcheggio di via Volturno vendendolo come superficie
mista commerciale e residenziale per 9000 metri cubi, togliendo i parcheggi che
finivano dentro lo stadio. Insomma, passato, futuro e presente coesistono in un
vortice temporale degno di Star Trek. Finalmente le doti da veggente dell’ex
assessore Di Rubbo sono emerse in tutto il suo vigore. Un po’ come quando, con
un colpo degno dell’oracolo di Delfi ha dichiarato in uno dei suoi ultimi
interventi, magnificando l’operato della sua amministrazione: “Tra poco
risponderemo anche alle necessità abitative di molti nelle fasce più deboli
grazie alla conclusione dei primi lotti del Piano Integrato di Porta Nord. I
lavori si concluderanno il 15 settembre 2015”. Il cartello del cantiere degli
appartamenti al Pantanaccio finanziati con più di 4 milioni di euro confermava
questa previsione. Peccato che, per ammissione della direzione lavori quel
cartello era sbagliato, per non dire falso. Perché il termine reale dei lavori
era il 15 di settembre, è vero, ma dell’anno prima, il 2014. Poi, per via di
ritardi dovuti alla pioggia, adeguamenti, un cavetto dell’Enel tiene in scacco
da anni un pezzo del cantiere (tra l’altro l’Enel ha negato di essere
responsabile di questo fatto) e un surplus di spese da 350 mila euro per i
materiali hanno portato l’opera alla data “predetta” da Di Rubbo. Anche qui, si
vedrà, ma è confortante che tra veggenti e stregoni, l’urbanistica pontina sia
stata condotta con una visione del futuro pressoché oracolare. Peccato che
questi talenti non siano stati usati anche nei numerosi sfondoni collezionati a
partire da via Quarto. Avrebbero fatto comodo.
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Rino Monti |
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