giovedì 30 luglio 2015

Di Rubbo e Monti, veggenti ed alchimisti dell'urbanistica




Giuseppe Di Rubbo (ex assessore all'urbanistica di Forza Italia) 



Tra i tanti commenti emersi dalla polemica per la destinazione d’uso dello stadio Francioni due in particolare spiccano per importanza. Quello dell’ex super-ultra dirigente all’urbanistica Rino Monti (responsabile unico di molti tra i più importanti procedimenti urbanistici della città, ex direttore generale ed ex super dirigente dell’area edilizia pubblica e privata e molto altro) e di Giuseppe Di Rubbo. Il quotidiano “Il Messaggero” ha intervistato Rino Monti sulla situazione dello stadio e lui ha risposto dalla sua località di vacanza sminuendo decisamente il problema: “per me è tutto regolare, ma in caso ci siano problemi, basta rivolgersi all’articolo 1 bis, comma 2 lettera A del piano casa e si risolve tutto senza perdere nemmeno un minuto”. C’è da scusarsi per il fitto intreccio di indirizzi tecnici e normativi per mostrare la soluzione, ma secondo Monti questa procedura “lineare” era proprio l’alchimia giusta per risolvere il problema. In molti lettori avranno avuto uno sbandamento e forse anche il commissario prefettizio Barbato. Si vede che non ha capito bene nemmeno lui perché solo pochi giorni fa fonti comunali hanno smentito che questo modo di procedere sia percorribile. Chi vivrà vedrà, ma se questa era la soluzione “semplice” con la quale non si perde “nemmeno un minuto” al lettore non resta che domandarsi cosa succederà quando si troverà la soluzione con la quale almeno un minutino bisognerà spenderlo. Comunque vadano le cose, la formula per ora non ha convinto e allora, si passa dalla tecnica alla politica. Ed interviene Di Rubbo con una dichiarazione che in pratica spiegava che così come lo si vede, il piano vale quando lo stadio non sarà più in R3 ma verrà spostato con una nuova struttura altrove. Insomma, è un piano con dei parametri “futuri” quello messo su nel comparto Prampolini. Praticamente è un piano veggente. Solo che il piano con lo “stadio a scomparsa” (un po’ come le isole ecologiche in centro) è stato allagato fin da subito di verde pubblico, mentre il Comune metteva nel piano delle alienazioni il parcheggio di via Volturno vendendolo come superficie mista commerciale e residenziale per 9000 metri cubi, togliendo i parcheggi che finivano dentro lo stadio. Insomma, passato, futuro e presente coesistono in un vortice temporale degno di Star Trek. Finalmente le doti da veggente dell’ex assessore Di Rubbo sono emerse in tutto il suo vigore. Un po’ come quando, con un colpo degno dell’oracolo di Delfi ha dichiarato in uno dei suoi ultimi interventi, magnificando l’operato della sua amministrazione: “Tra poco risponderemo anche alle necessità abitative di molti nelle fasce più deboli grazie alla conclusione dei primi lotti del Piano Integrato di Porta Nord. I lavori si concluderanno il 15 settembre 2015”. Il cartello del cantiere degli appartamenti al Pantanaccio finanziati con più di 4 milioni di euro confermava questa previsione. Peccato che, per ammissione della direzione lavori quel cartello era sbagliato, per non dire falso. Perché il termine reale dei lavori era il 15 di settembre, è vero, ma dell’anno prima, il 2014. Poi, per via di ritardi dovuti alla pioggia, adeguamenti, un cavetto dell’Enel tiene in scacco da anni un pezzo del cantiere (tra l’altro l’Enel ha negato di essere responsabile di questo fatto) e un surplus di spese da 350 mila euro per i materiali hanno portato l’opera alla data “predetta” da Di Rubbo. Anche qui, si vedrà, ma è confortante che tra veggenti e stregoni, l’urbanistica pontina sia stata condotta con una visione del futuro pressoché oracolare. Peccato che questi talenti non siano stati usati anche nei numerosi sfondoni collezionati a partire da via Quarto. Avrebbero fatto comodo.

Rino Monti 

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